A volte incontriamo delle onde che ci
appartengono. Si sente già dal momento in cui dai loro la mano.
Anzi, a volte anche prima. Basta uno sguardo o un odore.
Onde che ci appartengono, simili in frequenza e in ampiezza. Simili in colori ed esperienze. Simili in stati e pensieri.
Onde che ci appartengono, simili in frequenza e in ampiezza. Simili in colori ed esperienze. Simili in stati e pensieri.
Appartengono, non nel senso di
"possessione", ma di appartenenza. Di familiarità.
Prendi le onde del mare: a volte
staresti ore steso in acqua a sentire il movimento provocato dalla
marea. Che arriva e va via. Ti sfiora, ti accarezza, ti riempie, ti
incanta, ti travolge, ti coinvolge.
Non vale solo per le onde deboli quando
il mare è "una tavola", almeno per me. Vale anche quando è
più mosso, quando le onde che arrivano a riva si frangono sugli
scogli con quel chiassoso fracasso simile ad una frustata, o ad uno
schianto.
Prendi le onde sonore: a volte staresti
ore steso ad ascoltare la musica new age, o l'elettronica di un certo
tipo, con quelle onde lente e avvolgenti che ti fanno chiudere gli
occhi il primo pomeriggio e quando li apri ti accorgi che è sera
inoltrata. E sei rilassato, leggero. A volte staresti ore a gridare e
saltare ascoltando onde di quelle ad alta frequenza, che entrando
nelle molecole del corpo, spostandole in maniera disordinata,
frenetica, caotica, entropica ti fanno vivere.
Prendi le onde luminose: a volte
staresti ore a guardare il colore del cielo di un azzurro brillante,
o di una campagna irlandese verde smeraldo, o del mare d'inverno, con
quel suo grigio tempestoso, verde petrolio e blu cobalto. A volte
staresti ore a guardare in uno schermo l'alternarsi rapido dei
colori, così rapido che il cervello lo percepisce come immagini. E
allora guidi una macchina superveloce, usi armi futuristiche (che a
volte anche per gioco non si dovrebbe fare), fai correre come matti
delle riproduzioni di giocatori di calcio con nomi altisonanti e
impersoni un cavaliere che deve uccidere il drago o il demone di
turno per liberare le sue terre dall'oppressione che essi causano.
Insomma, le onde. Sono affascinato da
queste forme di energia. E a volte incontriamo onde che non sentiamo
da tanto tempo. Che ci hanno dato belle sensazioni e che non abbiamo
avuto la forza o il coraggio o solo la volontà di chiedere di
sentirle ancora. Poi la vita è un continuo allontanarsi e
avvicinarsi e così quelle onde le avverti d'improvviso, ancora
presenti come anni prima, quando ti mancavano le parole e il respiro
si bloccava, quando l'endocrinologia dominava la neurologia. E con
quell'onda tornano ricordi di un tempo, in cui abitavo a Roma, quando
lavoravo al Cus e quando arrivavo li la mattina trovavo una persona
chiara, limpida e pulita, appiccicata al termosifone che aspettava
per cominciare la pallavolo amatoriale. Ma questa è un'altra storia.