lunedì 4 luglio 2011

Ghostdream

Ultimamente sto cercando di capire se è vero che i sogni possono essere controllati, cioè se con coscienza posso entrare in questo sistema che sembra chiuso, il sogno, per modificarlo.
Perchè lo faccio?
Perchè alcune volte ciò che sogno non mi piace. Ma anche la realtà non mi piace.
Mentre la realtà tangibile dipende anche da altre persone, da tante situazioni, da tanti fattori insomma, la realtà onirica dipende da me, da quel che vivo, e come lo vivo.
Ancora una volta mi sono svegliato per qualcosa che ho sognato. E mentre lo sognavo, pensavo di volerlo cambiare. Di girare pagina, di andare avanti e vedere se potevo passare la notte sognando altro. E invece quel sogno rimaneva li. E io ho sclto di fuggire e svegliarmi.
Sono le 5.43 della mattina. L'aria fuori è freddina e un bel venticello entra attraverso le imposte appena aperte della sala. La tavola ancora con la tovaglia da ieri sera, si sente un aereo passare, gli uccellini fischiare e in lontananza anche qualche macchina o motorino. Sono sveglio anche se non voglio. Ho anche pensato di andare a correre per scacciare i fantasmi. Ma è tanto che non scrivo e ne avevo proprio voglia.
Ora passiamo al sogno...
Uffff... che fatica che faccio ad aprirmi. E poi lo faccio su un blog accessibile a tutti. Me ne frego e vado avanti perchè come ho scritto altre volte, questo blog mi seve per crescere e per ricordare certe cose.
Ero in un edificio, di mattina. C'era tanta gente, ma soprattutto giovani. Incontro mia madre per cui immagino fosse una scuola. Mi dice che ci sono dei miei amici al piano di sopra e mi indica quale corridoio prendere. Durante il percorso in effetti incontro gente che conosco e mi fermo a chiacchierare praticamente ovunque.
Salgo al piano superiore, usando delle scale che sembravano quelle della mia scuola elementare. Alla fine della rampa mi si apre un pianerottolo di forma circolare, con finestre tutto intorno come se fosse una torre. E li incontro un gruppo di persone che ho conosciuto a Roma di recente. Sono delle ragazze che cantano in un coro. Con una di loro però avverto un certo imbarazzo. Tra noi c'era stato qualcosa, una affinità che non provavo da tanto tempo. Sguardi, gesti e parole sembravano portare in una direzione. Sembravano. Ma la realtà appunto non si può modificare. La realtà è in grado di illuderti perchè è fatta dagli esseri umani. E' fatta da persone che devono difendere sè stessi dagli altri. Che non hanno il coraggio di fare qualcosa, se vedono che la strada è tortuosa e un poco buia. Ma non biasimo nessuno. E' la realtà. Nel sogno quindi c'era qeusto senso di imbarazzo perchè non ci vedevamo da diverso tempo e sapevamo entrambi di essere a disagio. Ancora una volta provavamo emozioni sulla stessa lunghezza d'onda e sapevamo esattamente leggere uno nei pensieri dell'altra: voglia di sguardi, parole, gesti che non potevano essere realtà. I nostri occhi tuttavia si sono incontrati poche volte e sempre di sfuggita. Succede che dopo i saluti ordinari arriva un'altra persona. Un ragazzo che saluta tutti e si ferma ad abbracciare proprio lei. Ovviamente è il motivo dell'imbarazzo ma da buon attore quale sono stato in passato, fingo di essere a mio agio. Lui è un docente di musica o qualcosa del genere. E dopo le presentazioni dice che deve andare a fare un test a delle persone, devo trovare un musicista per il suo gruppo che fa arrangiamenti di pezzi importanti. Io sono li eppure sono altrove. Il mio sguardo si incrocia ancora con quello di lei ma questa volta per un istante, poco prima che ci lasciamo, e mi chiede se voglio andare con loro.
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Questa proposta... che senso ha? Viene da una voglia di rendere partecipi una persona appassionata di muscia? Oppure da una segreta speranza di potersi "vedere" ancora?
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Ci penso un attimo e rispondo che vado con loro.
Entriamo in un'ala di questo edificio dove tutte le stanze sono rotonde, piene di libri sulle pareti e ci sono strumetni musicali ovunque. La prima in cui entro è una sala degli archi. Mi mettono in mano una viola e comincio a strimpellarla, ma dato che non sono capace chiedo se posso usare un violino. E mi danno un violino elettrico, chissà perchè poi. Comunque faccio due note e non esce ciò che voglio. Ma solo suoni orrendi e del tutto disarmonici... Lascio il violino e la stanza.
Entro in qeulla successiva dove ci sono le chitarre e meno gente. Qui mi sento a mio agio e ne prendo una con la cassa di legno chiaro. Molto bella e pesante. Manico scuro con le corde che sembrano di argento. Non saprei dire se una chitarra classica o acustica, comincio a suonarla e mi accorgo che anche qui sono in difficoltà. Mi mancano le unghie e il suono che cerco non esce. Ancora una volta decido di lasciare e andare in un'altra stanza. Nella successiva non c'è nessuno, sono solo con un pianoforte verticale. Insicuro sul da farsi visti i precedenti, poso una mano delicatamente sui tasti bianchi. E spingo giu un dito a caso. Il suono è limpido.
Poi accosto lentamente laltra mano e provo anche un altro tasto. Anche questa volta il suono è limpido. In un istante suono "La donna cannone", senza averla mai provata prima e il suono esce pulito e deciso. Mi alzo, chiudo la tastiera e guardo verso destra, all'ingresso. E non sono più solo perchè c'è di nuovo lei. E siamo soli. Ma non ci avviciniamo. Io rimango fermo in piedi, con una mano lungo il corpo e l'altra sullo sportellino che chiude la tastiera. Lei alla porta, in piedi, con le braccia incrociate, gli occhi piene di lacrime ed una che scende sul viso. Poi io abbasso lo sguardo verso la mia mano, e quando lo rialzo lei non c'è piu. Esco dalla stanza e vado via dalla scuola. Si sente un ultimo suono, qeullo di un tuono profondo e lungo. Le nuvole in cielo si preparano ad un pianto che ancora una volta non sono in grado di dare. A me stesso.
Mi sveglio. E penso che forse è il caldo, perchè non posso e non voglio continuare a pensare a cose che mi feriscono. Chiudo gli occhi. Mi appaiono i suoi. Apro immediatamente e cambio posizione, richiudo gli occhi. Mi appaiono i suoi. Ancora una volta li riapro, agito un poco il lenzuolo sopra di me e lo lancio ai piedi del letto. Deve essere il caldo.. Cambio posizione, pancia su, braccia e gambe lontane dal corpo, per disperdere meglio il calore. Chiudo gli occhi. Li riapro, accendo il cell per vedere l'orario. Guardo fuori, la luce è soffusa. Il cell mi segnala che sono le 5.20. Mi alzo, mi lavo la faccia, accendo il pc e scrivo. Non rileggerò questo post. Non adesso. Ora è solo il momento di affrontare di nuovo i fantasmi sperando che almeno un poco li abbia indeboliti. Vado a chiudere gli occhi, e a pensare a un altro futuro.
Ogni volta che ho mangiato per la prima volta un frutto di stagione ho espresso un desiderio, che non si è avverato mai. Ma questa è un'altra storia...