lunedì 9 febbraio 2015

A volte ritONDAno

A volte incontriamo delle onde che ci appartengono. Si sente già dal momento in cui dai loro la mano. Anzi, a volte anche prima. Basta uno sguardo o un odore.
Onde che ci appartengono, simili in frequenza e in ampiezza. Simili in colori ed esperienze. Simili in stati e pensieri.
Appartengono, non nel senso di "possessione", ma di appartenenza. Di familiarità.
Prendi le onde del mare: a volte staresti ore steso in acqua a sentire il movimento provocato dalla marea. Che arriva e va via. Ti sfiora, ti accarezza, ti riempie, ti incanta, ti travolge, ti coinvolge.
Non vale solo per le onde deboli quando il mare è "una tavola", almeno per me. Vale anche quando è più mosso, quando le onde che arrivano a riva si frangono sugli scogli con quel chiassoso fracasso simile ad una frustata, o ad uno schianto.
Prendi le onde sonore: a volte staresti ore steso ad ascoltare la musica new age, o l'elettronica di un certo tipo, con quelle onde lente e avvolgenti che ti fanno chiudere gli occhi il primo pomeriggio e quando li apri ti accorgi che è sera inoltrata. E sei rilassato, leggero. A volte staresti ore a gridare e saltare ascoltando onde di quelle ad alta frequenza, che entrando nelle molecole del corpo, spostandole in maniera disordinata, frenetica, caotica, entropica ti fanno vivere.
Prendi le onde luminose: a volte staresti ore a guardare il colore del cielo di un azzurro brillante, o di una campagna irlandese verde smeraldo, o del mare d'inverno, con quel suo grigio tempestoso, verde petrolio e blu cobalto. A volte staresti ore a guardare in uno schermo l'alternarsi rapido dei colori, così rapido che il cervello lo percepisce come immagini. E allora guidi una macchina superveloce, usi armi futuristiche (che a volte anche per gioco non si dovrebbe fare), fai correre come matti delle riproduzioni di giocatori di calcio con nomi altisonanti e impersoni un cavaliere che deve uccidere il drago o il demone di turno per liberare le sue terre dall'oppressione che essi causano.


Insomma, le onde. Sono affascinato da queste forme di energia. E a volte incontriamo onde che non sentiamo da tanto tempo. Che ci hanno dato belle sensazioni e che non abbiamo avuto la forza o il coraggio o solo la volontà di chiedere di sentirle ancora. Poi la vita è un continuo allontanarsi e avvicinarsi e così quelle onde le avverti d'improvviso, ancora presenti come anni prima, quando ti mancavano le parole e il respiro si bloccava, quando l'endocrinologia dominava la neurologia. E con quell'onda tornano ricordi di un tempo, in cui abitavo a Roma, quando lavoravo al Cus e quando arrivavo li la mattina trovavo una persona chiara, limpida e pulita, appiccicata al termosifone che aspettava per cominciare la pallavolo amatoriale. Ma questa è un'altra storia.