lunedì 5 settembre 2011

Di corsa, dai piedi all'orizzonte.

Correre.
Alternare l'arto destro al sinistro. Ma con cadenza più rapida di una passeggiata, più rapida del passo spedito. Meno rapida della corsa per inseguire l'autobus che sta partendo.
Correre piano.
Sentire il rumore dei passi e cercare un ritmo che si armonizzi con i tuoi pensieri. Guardarti un momento le punte delle scarpe e vedere che l'appoggio è corretto.
Ricominciare a guardare l'orizzonte. Che alcune volte è la macchina successiva, altre volte un albero, una curva, e poi alla fine del viale: il parco.
Il marciapiede sotto i tuoi piedi risponde alle sollecitazioni del tuo peso. Ti spinge in avanti e tu senti che il tallone si appoggia, subito dopo è il turno dell'arco plantare e ancora le dita. Artigliano appena e spingono. Un attimo e ancora lo stesso piede, e ancora. E ancora. Un susseguirsi di appoggi che finalmente ti portano all'ingresso del parco.
Andrea torna indietro, verso casa.
Un occhiata al programma del cellulare, che ha appena suonato per avvisarti del primo km percorso e poi di nuovo con la musica: hey girl, hey boy. Si va.
Guardo la gente. Oggi c'era tanta gente, tutti che correvano. Uomini, donne, bambini, ragazzine, una squadra di calcio giovanile. Un gruppo di neri che gioca a calcio nell'erba e nella terra. La fontana affollata.
E io continuo a cercare negli occhi della gente. Cosa non so. Guardo le persone che corrono davanti a me. Quelle che mi superano. Quelle che supero. Quelle che vanno in direzione contraria. I loro occhi, quando nn ci sono gli occhiali da sole. Le loro spalle. Qualcuno le alterna con un terribile movimento da corsa da inseguimento, qualcuno non le usa proprio. Alcuni si scontrano con le spalle, giocando a spingersi di lato. Poi osservo il bacino, che si sposta avanti e dietro. Continuamente. Come fosse un movimento di un metronomo. E infine le ginocchia e i piedi.
I piedi sono la cosa più importante da controllare. E bisogna trattarli bene. Perchè se un piede è poggiato male, la forza che scarichiamo a terra ci ritorna come una forza destabilizzante.
Credo che anche nella vita dovrebbe essere così. Se uno si comporta di merda con le altre persone, ci deve essere una forza di ritorno che lo annulli.
Filosofia spicciola...
Finiscono i tre km in 19 minuti circa. Poi riposo e stretching qualche minuto e si passa alla fase più intensa. 4 allunghi da 100 metri con riposo crescente. Prima 30 sec, poi 45 sec, poi 60 sec. Alla fine ovviamente ero stremato.
Ricomincio il giro del parco ad andatura medio bassa e mi involo verso casa.
Ancora: ritmo ok, guardo i piedi,ok , guardo l'orizzonte.
Che poi guardare i piedi e guardare l'orizzonte è un po come guardare i propri mezzi e i propri punti da raggiungere... ma questa è un'altra storia...