martedì 30 marzo 2010

Il viaggio comincia... o continua...

Quello che ho scritto di seguito non ha molto a che fare con la fisiologia, l'anatomia ecc... ma è solo una picocla dedica ai miei amici con cui gioco di ruolo. Giocavo... impegni lavorativi non mi permettono di continuare a sognare di essere un condottiero un po strano, ingenuo con uno spiccato senso di ciò che è giusto e ciò che non lo è. Capace di incantare, di incantarsi, di combattere, di combattersi, di scegliere, di scegliersi. Di scieglierisi perchè per l'ultima avventura, quella in cui io (fabio) ho lasciato il gruppo, il mio personaggio (filuma) sceglie di lasciare il gruppo. Perchè lo fa? Ha avuto una visione, un suo compagno in difficoltà. Sceglie se stesso senza dirlo ai suoi compagni, per non metterli in pericolo, per proteggerli da se stesso, ma così facendo, li perde per recuperarne un altro. Ma chissà... la vita è lunga, i posti sono tanti e la fantasia può aiutare Filuma a ritrovare il suo amico e riportarlo con il vecchio gruppo, qeullo che per le strade dell'ultimo orizzonte ha viaggiato in lungo e in largo. Buona lettura.



"Ci devo riuscire.
Questa volta ci devo riuscire.
Non posso permettermi di essere uno schiavo. Se ne divento schiavo, non sarò in grado di controllarla. Non deve essere l'artefatto a controllare me, ma io lei.
La Spada del Sole non può servirsi di me.
Io mi servirò di lei.
Il suo scopo non è il mio. Tra i miei obiettivi, c'è anche il suo.
Se ne divento schiavo, diventerei un cacciatore, un assassino, uno spietato uccisore. Ma Filuma non è una macchina da guerra, è solo un umano, o un elfo, o un drago... quel che sono. Ma non uno spietato eliminatore di non morti.
E' la spada più potente che abbia mai usato, in questo caso forse dovrei dire che è la spada più potente con cui abbia collaborato. Ha una propria percezione, una propria saggezza, una propria intelligenza. Infallibile contro i non morti, ma il suo scopo non è quello. L'unico obiettivo per cui è stata creata è l'eliminazione di una creatura.
Unica. Primordiale. Assetata.
Il Conte, Il vampiro per eccellenza.
E' stato proprio quando ho avuto a che fare con lui che questa spada mi ha cercato, mi ha posseduto. Nelle fondamenta di quel castello esiste un luogo oscuro, pieno di non vita. E tra quelle tetre e silenziose mura, tra le quali ogni tanto si ode un lugubre suono, era conservata La Spada.
Non ero solo.
Affidavo la mia vita a compagni esperti, tenaci, coraggiosi, folli. Eppure mi sono sentito solo nei sogni di quelle notti. Il Conte o il castello stesso, o semplicemente quella terra, riesce a farti avere freddo anche quando il tuo cuore è colmo di coraggio, rispetto, entusiasmo. Mi mancava una sola arma. La fede...

Ma ora, quella fede, l'ho trovata. Non è una forza, una entità, una credenza..no... Ho smesso di ascoltare i santoni che parlano di redenzione, di forze superiori. Iumak è' una luce, in grado di guidarmi come quando ero stato maledetto dall'acqua inquinata che mi trasformò in un mostro, una Bestie del Caos. E la luce mi ha guidato in un tempio, dove Iumak stesso mi ha salvato.
Qualcuno parla di miracolo.
Quel miracolo ha sigillato dentro di me la Bestia, attraverso un simbolo che ho sul braccio sinistro.
La mia anima è tutt'ora combattuta tra due forze che agiscono all'opposto.
Una che mi tira verso Ravenloft, zombie dopo zombie, lich dopo lich.
Vampiro dopo vampiro.
Una che mi tira verso il Caos, con preoccupazioni, paure, compagni, scelte.
Forse se ancora non sono impazzito del tutto, è grazie a questa instabilità di sentimenti, di voglie, di passioni, di combattimenti, di forze.
L'una ad estirpare la non-vita, l'altra ad estirpare il buio.
E io sono nel mezzo, con sangue umano, elfico, draconico, con spirito selvaggio ma calcolato, con una forte tendenza verso la luce, ma con un anima segnata dal buio. Con la voglia di vivere, ma con la paura di perdere le persone a me care.

Per questo motivo oggi inizia il mio viaggio alla ricerca di un amico.
Ho avuto una visione nel Palantir, Kalaru schiavo del suo retaggio, del suo lato animale, bestiale. Bloccato in quella forma di lupo da un artefatto, anche in questo caso una spada, Lithus. Conficcata nella sua schiena.
Devo aiutarlo a liberarsi da qeulla schiavitù, perchè lui farebbe lo stesso con me. Per il rispetto che nutro nei suoi confronti. Per il simbolo che Kalaru rappresenta, così come Honey e anche Elys: il Caos che lotta contro il Caos per salvare quello che di buono ancora esiste.
Kalaru, resisti, sto arrivando."






Finisce il racconto. In realtà è una preghiera che Filuma fa la mattina stessa in cui decide di partire alla ricerca di Kalaru.
Spero di poter continuare il racconto con dettagli dell'avventura, vuol dire che avrò trovato il modo di giocare di ruolo, o che avrò trovato il modo di andare avanti e indietro nel tempo... ma questa è un'altra storia...

lunedì 29 marzo 2010

Suono sottovuoto


C'è una barzelletta un pochetto sconcia che fa cosi:
- Che rumore fa un pelo che cade?
- Ptu pt pt ptiu ptu

In realtà questa barzelletta serviva solo per avere l'attenzione dalle persone.

Spesso mi impallo a pensare che dovremmo sempre usare le parole adatte ad ogni circostanza perchè così la comunicazione sarebbe più chiara. Ma cosa c'entra questo?

Il suono di un pianoforte potrebbe essere inteso anche come il rumore di un pinoforte?
E quello di una chitarra elettrica è un suono o un rumore? E una chitarra elettrica in overdirve?
E la ventola del pc? Non possiamo semplicemente dire che se non ci piace è rumore, se ci piace è suono!!!
E' discriminante per Laura Pausini per esempio. Lei non fa rumore, lei fa diversamente suono...
Scherzi a parte, questo post fin ora non ha ancora avuto un inizio e non si capisce dove voglio andare a parare. Ma in fondo forse mi salverò in angolo... ahahhahahahah no!

Sono come suono recita una canzone dei bluvertigo, un gruppo che ascoltavo quando ero al liceo, quindi diciamo 10 anni fa.
Tre semplici parole che mi fanno pensare a cogito ergo sum, perchè sono semplici, dirette ed evocative.
Questo post tra l'altro (scusate se continuo a divagare ma mi vengono in ordine sparso le idee stasera) nasce dopo aver notato che una lettrice che non conosco (o forse si?) si è aggiunta alle persone che seguono questo abominio "creato" da me. Mi ha fatto riflettere l'espressione che ho letto: rumore sottovuoto.
Questa espressione è molto più bella di quello che può sembrare in realtà. Pensateci un attimo, che rumore ci può essere all'interno di una busta sottovuoto?
Sto vaneggiando? Vabbe dopo misuro la temperatura...
E i pianeti che rumore fanno? O che suono fanno? Cioè se fosse possibile andare nello spazio senza tuta spaziale, cosa potrebbe ascoltare un uomo?
Vabbbe... questo post può anche finire qua perchè tanto non scriverò nulla di sensato oggi. Sono stanco, giornata lunga iniziata con partita a calcio a 5, continuata con il Cus, proseguita con la riunione del torneo.
Ma queste sono altre storie...

mercoledì 17 marzo 2010

Solo i tessuti sanno

Da quando studio l'Osteopatia mi sono capitate diverse occasioni in cui ho dovuto spegnere il cervello, il raziocinio, per dare invece spazio alla sensazione.
La sensazione... come si può definire una sensazione?
Non è un sentimento, non è un sentore, è una strada? Forse è una strada.
E se fosse una strada, sarebbe da prendere senza pensarci, senza cercare di capirla, ma semplicemente chiudendo gli occhi e sentendola.
Ma come si può escludere la ragione quando non si conosce la strada?
Come faccio io a capire che la direzione è quella giusta?
In realtà lo sappiamo gia.
Siamo abituati a usare la vista come senso primario, e sappiamo riconoscere dove può andare una strada anche se non la conosciamo. E' facile, basta immaginare il percorso e prenderla. Poi puoi anche cambiare, ma lo sai già qual'è quella giusta.

La stessa cosa vale per le mani.
Esse gia sanno cosa vogliono, dove cercano informazioni, sanno interpretare le informazioni dei tessuti. Ma noi dobbiamo permettere loro di funzionare senza ostacoli, senza censure. Questa è la parte più difficile, forse per un motivo molto banale: dobbiamo AFFIDARCI a qualcosa che non siamo abituati a usare. Dobbiamo anche FIDARCI di ciò che non sappiamo, ma che riconosciamo particolare. Con il tempo, la perseveranza, la fiducia soprattutto e la continua voglia di conoscere, e mettersi in discussione possiamo migliorare tanto.
Come quando d'estate entriamo in acqua, a volte inciampando, a volte slittando sui sassi scivolosi sotto i nostri piedi. E passo dopo passo arriviamo a sentire l'acqua fredda, ma invitante; la vediamo profonda, ma non la conosciamo.
In quel preciso momento dobbiamo avere la forza di lanciarci nel blu, di fidarci della sensazione piacevole che l'acqua ci dona, di freschezza, umidità, quella viscosità unica, quella SENSAZIONE di benessere che poche cose riescono a darci.
Tuffiamoci e viviamola questa sensazione, poi dopo, chiederemo una mano alla ragione...

E così dovrebbe funzionare anche per le persone. Dovremmo fidarci delle sensazioni piacevoli che ci danno e conoscerle sempre più dando il giusto peso alla ragione ma solo dopo esserci tuffati, non prima.
Ma questa è un 'altra storia...

mercoledì 10 marzo 2010

A.A.A. Amico


Si può dire che sono tre anni che conosco bene Andrea e Lorenzo. Per la storia, Barzio e Chicco.
Uno abruzzese, un boscaiolo che sa fare qualsiasi cosa gli chiedi, che si cimenta in tutto, non si tira mai indietro davanti a nulla. L'altro siciliano, un Signore, che cammina piano, si gode il suo tempo perchè la vita te la devi godere a modo tuo.
Diversi tra loro e da me.
Ma con qualcosa che ci accomuna. Che non è solo il commentare una minigonna troppo corta o un'azione di pallavolo assurda, o il raccontare del perchè Lorenzo fa sempre tardi... c'è di più: siamo tre cretini fondamentalmente. Ognuno a modo suo, certo, ma tre cretini. Con loro ho pianto dal ridere, mi è mancato il respiro, dal ridere, ho riso dal ridere, ho anche pasta dal ridere in effetti...
E devo dire che mi hanno anche aiutato a uscire da alcune situazioni di difficoltà, mi hanno sostenuto. Due Amici. E per dirlo io...
Oggi è il compleanno di Lollo, gli abbiamo fatto una sorpresa e siamo entrati a casa di Elisa, la sua ragazza (l'opposto di Lorenzo epr certi versi). Era ovviamente in pigiama, e come fai a non ridere!
Ma non perchè era in pigiama, ma perchè non si aspettava la nostra intrusione. In questo devo ringraziare Elisa che è stata perfetta. Brava Elisa.
Abbiamo aspettato la mezzanotte, intrattenendoci con aneddoti che a turno raccontavamo, aperto lo spumante e assaggiato le torte. Era tanto che non ridevo con Andrea e Lollo insieme. Ma la cosa ancora più bella è stata che c'erano anche le loro rispettive metà, Giulia per Andrea e Elisa per Lollo. Ammetto che non è stato come quando uscivamo noi tre soli, ma si è avvicinato molto.
E mi ha fatto tanto piacere vedere che stanno bene e le cose funzionano. :)

Per quanto mi riguarda, come hanno detto stasera, sarò il primo di noi tre a sposarmi. Intanto devono riuscire a prendermi... eheheh... e poi nel frattempo arriva i 2012 e la fine del mondo... ma questa è un'altra storia...

martedì 9 marzo 2010

La forma perfetta


Quando da piccolo giochi con le forme di legno colorate che devono incastrarsi perfettamente con il pezzo corrispondente, non hai idea dell'importanza di quel gesto, e della sua fondamentale bellezza.
Vuoi solo cercare di capire perchè il quadrato blu non entra nel cerchio, o il cerchio rosso non entra nel traingolo. Ci provi, ci riprovi. Ma è una ed una sola la forma corrispondente.
Alla stessa maniera i corpi delle persone possono corrispondersi, e non si tratta solo del sesso, troppo facile e banale da pensare.
Una notte fredda mentre dormi accanto alla tua metà, ti accorgi che lei si avvicina con le spalle prima, e con il fondoschiena poi, cercando il tuo corpo. E' un attimo, e ti ritrovi con la tua pancia che si incastra precisamente nella curva lombare di lei, le tue braccia che da sole si muovono e abbracciano il corpo che chiede di essere scaldato, le prendi una mano e ti riaddormenti, pensando a quando da piccolo cercavi la forma perfetta.

Ma i soli corpi in un rapporto non sono sufficienti a dare la serenità in una coppia, ci vuole anche affinità mentale.
Quando anche essa c'è, ma non capisci il perchè tale rapporto non funziona, forse non ti sei chiesto bene cosa cerchi. Ma questa è un'altra storia...

lunedì 8 marzo 2010

Heaven gives, heaven takes.

L'uomo.
Una insieme di carne costruito intorno a un tubo da cui entra ed esce materiale.
Un insieme di cellule deputate a funzioni diverse, derivate tutte dalla stessa cellula.
Un corpo, una mente, alcuni dicono un'anima.
La differenza tra i nostri corpi alcune volte può essere impercettiblie, altre volte molto evidente.
La differenza tra le nostre menti può farci crescere, innamorare, odiare, uccidere, difendere, amare.

Quante volte si dice che in una determinata cosa bisogna metterci anima e corpo perchè riesca?
E si può mettere il corpo senza l'anima? O viceversa l'anima senza il corpo? E sulla mente?

Mi faccio queste domande alla luce di una gara come tante, che affronto ogni sabato con la squadra che alleno quest'anno. Una Squadra, in cui le persone collaborano, si esaltano, si sfidano, si proteggono, si giudicano, si sacrificano.
E giorno dopo giorno, ogni goccia di sudore versato in una palestra a volte troppo fredda, mette in risalto il risultato del sabato.
L'ultima gara è stata disputata contro una squadra di bassa classifica, ma questo non deve essere un modo per giudicare il valore di un gruppo. Se sei primo gli altri ti temono, e cercheranno in ogni caso di sopraffarti. E' la legge della sopravvivenza. Se sei ultimo, invece gli altri pensano che contro di te l'anima non serve, basterà il corpo. Alcune volte può funzionare, altre volte non basta.
Abbiamo vinto una partita che si stava mettendo molto male, contro questa squadra che milita in basso in graduatoria. Dovrei forse essere contento per la vittoria in una situazione di instabilità, e lo sono. Ma è una vittoria amara. A causa degli sguardi, dei comportamenti delle persone che sono scese nel nostro quadrato di gioco. Occhi che non avevano voglia di aggredire, comunicazioni sussurrate invece che urlate, movimenti lenti quasi sempre partiti in ritardo.
La mente e il corpo sono unite in un unico legame, inscindibile. Non si può essere pronti ad una gara, se la mente rimane indietro. Perchè il corpo non reagisce in tempo.

Questa gara viene dopo un periodo in cui abbiamo avuto diverse gare importanti, che abbiamo vinto giocando molto bene. Mi avevano detto di aspettarmi un calo, ma in fondo non ci credevo.
Se ti accorgi di volare, impegnandoti molto, non puoi pensare di mollare e continuare a volare, inizi a cadere.
Forse questa lezione serve a ricordarmi che l'uomo è terreno. Non può volare per sempre.
Già una volta, anzi due, ho pensato di volare. E cosa è successo? Mi sono rotto i legamenti delle ginochcia. Qualcuno mi disse che Dio voleva ricordarmi di stare per terra, e in parte forse, se qualche forza non terrena esiste, ci ho creduto.


Il titolo di questo post me l'ha suggerito una amica speciale. Ogni volta che vedo un giorno nascere, penso a lei. E ad un mattino in spiaggia a Bisceglie. Grazie amica ;)

Ma questa è un'altra storia...