domenica 19 febbraio 2012

Razionaliz... SENTIRE!

Si è concluso il seminario di febbraio della scuola di osteopatia del CSOT di Roma. Il quinto anno è nel pieno dell’ondata e mi sento sempre come se non fosse abbastanza per lavorare.
Abbiamo consolidato tante idee e smontate altre. Abbiamo fatto pratica e teoria. Abbiamo studiato e scherzato. E sono contento che ogni volta esco dal corso con delle domande in più.
Domande che non riguardano l’applicabilità o meno di tecniche, ma semplicemente la possibilità di praticarle.
Ma questa volta, c’è una cosa che mi attanaglia i pensieri. E stranamente non è una domanda. Ma un’affermazione.
Ora prima di continuare, devo fare una parentesi.
Dal 2007 ho cominciato a credere che esistono dei segni, che dovremmo cogliere per fare delle scelte. Diciamo che mi piace credere che la strada che facciamo, ci viene suggerita. E non intendo che ci portano per mano indicando dove girare, ma suggerita. Sottovoce. Dobbiamo stare attenti a capire cosa dice il suggerimento, tante volte è difficilissimo ascoltarlo.
Detto questo.
La scuola di osteopatia che frequento, ma il fatto stesso che faccio osteopatia, è stato un segnale. Ma ne parlerò altrove.
Tornando a noi.
Qualche giorno fa ho avuto la possibilità di riflettere su una cosa che ho fatto che non aveva molto senso… anzi.. non ne aveva affatto. O meglio: ne aveva ma solo perché avevo una certa fretta. Giustificata da cosa non so. Comunque anche di questa storia ne parlerò altrove, se mi andrà. Riflettevo sul fatto che non bisogna avere fretta nella vita, bisogna imparare ad aspettare. Perché le cose arrivano. E solo quando uno è disposto ad aspettare, solo allora accadono.
È come la storia del caffè. Quando vai a controllare non esce mai, ma se ti allontani a fare altro sporchi tutta la cucina. :) Ero quindi in un pub di bisceglie, dopo che avevo fatto questa cosa che non mi piace, e alzo lo sguardo e leggo: good things come to those who wait. Non è un segno chiaro e tondo? :)
Poi vado a lezione a Roma e i prof insistono sul fatto che quando facciamo i test, soprattutto quelli in cui si richiede una palpazione più fine, dove il movimento non è macroscopico, si richiede pazienza. Non dobbiamo stare li a chiedere che succeda qualcosa, ma dobbiamo metterci in ascolto dei tessuti. Dobbiamo essere recettivi e non induttori. Il che a dirsi è facile, ma provate a mettervi con i palmi delle mani sulle scapole e sentire che direzione prendono!!!!! Oppure sulle gambe del paziente e “vedere” che movimento fanno… vabbè… tempo al tempo… devo imparare anche questa cosa.
Inoltre, e con questo mi ricollego a prima quando dico di una affermazione che mi attanaglia i pensieri.
Alain ci ha detto: “Qualcosa di importante, colpisce subito. Se cercate, vuol dire che state elaborando”.
Quanto è reale questa affermazione anche al di la dell’osteopatia? Quante volte cerco qualcosa razionalmente, invece di “sentirla”? E quante volte è successo di sentirla ma di averla elaborata, facendola sfuggire? Mi dedicherò con più attenzione alle cose che “sento” e piuttosto che razionalizzarle le vivrò. Come quando ti tuffi dallo scoglio da sopra la grotta a Porto Selvaggio. Ma questa è un’altra storia.

Pelle

“È facile averti, se chiudo i miei begli occhietti spenti” [cit.]

Gli afterhours hanno scritto un brano che hanno chiamato “pelle”. Il primo aggettivo che mi viene in mente è: coinvolgente.
Ma questo post non parlerà di un brano che si deve ascoltare e vivere per sentirlo come lo sento io.

Quando conosco una persona, la stretta di mano, lo sguardo, la postura, l’odore e forse tanto altro, mi fanno avere un’immagine di quella persona detta “a pelle”, cioè di primo impatto. Perché si dice così?

Un cenno di embriologia è d’obbligo. La pelle deriva dallo stesso tessuto che successivamente si specializzerà in tessuto nervoso. E non a caso quando abbiamo delle reazioni, la pelle le manifesta. Brividi, pelle d’oca, pelle fredda.
Ci sono delle persone che a pelle sono antipatiche, spero sempre di sbagliarmi in quei casi.
L’odore, la stretta di mano, la voce, determinano nella mia mente una corrispondenza tra quella persona che ho appena conosciuto e lo stato di benessere, o malessere mio interno. In quest’ultimo caso, la conoscenza non è incentivata a protrarsi, tant’è che poche volte sono stato smentito dopo aver avuto la sensazione che “a pelle” una persona non mi piace. C’è pure da dire che sono anche un pochino rigido… e spesso non permetto agli altri di farsi conoscere.
Il contrario, quando una persona mi piace, può variare di molto. Tra tutte le cose cui faccio caso, odore, stretta di mano, occhi, sorriso eccetera… l’odore è quello che determina quanto tipo di contatto sono disposto a condividere con quella persona. È incredibilmente preciso. E non parlo di profumo che uno indossa perché li si può aprire una parentesi enorme sul perché una persona dovrebbe indossare un profumo. Ma non è questo il post adatto. Parlo dell’odore che senti nelle mani, nei capelli, nel respiro. Questo fa la differenza rispetto agli altri sensi.
L’olfatto.
Siamo così abituati a usare gli occhi, che non ci accorgiamo che l’olfatto determina reazioni incredibili in noi e anche molto precise. Reazioni che vanno dall’improvvisa sensazione di fame, alla terribile puzza di patate andate a male, passando per una infinità di odori, tra cui quello appunto della pelle.
Non necessariamente tra l’altro una persona sudata ha un cattivo odore. Certo, tutti amiamo il profumo di un balsamo e vorremmo tuffare la faccia dentro una capigliatura appena lavata. Ma la pelle emana odori che noi riconosciamo come buoni o cattivi, anche a feedback della nostra esperienza, appunto.
L'olfatto è il senso che ci permette di avere una eccitazione sessuale. Tant'è che alcune lesioni al cranio possono determinare una impotenza... dovuta però non all'attrezzatura di sotto, ma alla possibilità di percepire alcuni odori.
“A pelle mi è simpatica” “A pelle sembra interessante” “Mah… a pelle mi sta sul cazzo” sono tutte frasi che diciamo perché la nostra pelle è stata in grado di comunicare con l’altra persona senza dover per forza dire qualcosa. Perché la comunicazione non è fatta solo di parole, di voci, di domande e risposte. La comunicazione è fatta anche di silenzi. Come quella volta che una amica mi scrisse in chat: “non ho parole..” e le risposi “non servono..” ma questa è un’altra storia.

sabato 11 febbraio 2012

Perchè?

Perchè?
Perchè le sensazioni non corrispondono a quello che è nella realtà?
Forse c'è qualcos altro che non vedo? O non conosco? Forse c'è qualcun altro che non conosco ancora?
Continuo a credere che prima o poi ci sarà.
Devo avere pazienza, lo dice anche la guinnes: the good things come to those who wait... ma questa è un'altra storia..

venerdì 10 febbraio 2012

Accarezzami ancora

Sono disteso su un letto che non è il mio,
da una finestra arriva il suono di un pianoforte.
Su di me c’è una ragazza che mi stringe stretto,
cercando di non farmi andar via.

Eppur mi sembra di conoscerla quella ragazza,
l’ho vista un po’ di tempo fa. Rideva, con gli occhi,
con le labbra, con il collo, e con tutto il corpo.
Era felice quando l’ho vista, ed anche io lo ero.

E’ ancora distesa sul mio corpo e mi abbraccia,
mentre io rimango fermo con gli occhi aperti
osservando il cielo ed aspettando qualcuno
che mi svegli da questo sogno.

Sono disteso su un letto troppo duro e grigio,
e la ragazza mi sta baciando e sta piangendo.
Indossa un vestito verde come i suoi occhi,
ed un costume da bagno, ma oggi non le servirà.

La musica del pianoforte si è fermata,
e lei mi stringe sempre di più a se,
e mi accarezza, mi accarezza, mi accarezza,
e io continuo a non muovermi.

Qualcuno è arrivato a svegliarmi ma non dal cielo.
E’sceso da un auto e mi è corso vicino,
mi colpisce il petto con violenza,
e io continuo a non muovermi.

Accarezzami ancora ragazza,
posso ancora sentire la tua mano sul mio volto,
Colpiscimi ancora signore,
voglio svegliarmi da questo incubo.

Sono disteso sull’asfalto da due minuti,
e la ragazza si dispera, mi guarda negli occhi,
mi prende una mano, la stringe tra le sue,
piange e singhiozza, ma non può svegliarmi.

Sono disteso sull’asfalto da due minuti,
ma tutta la memoria e con essa i ricordi,
tra i quali posso ancora intravedere lei
stanno andando via da me in un liquido rosso.

Accarezzami ancora ragazza,
voglio sentire per l’ultima volta la tua mano,
la tua pelle sul mio volto, prima che mi portino via
in un posto dove non potrò trovarti.


Non ricordo quando ho scritto questa cosa, credo fosse il 2002 o il 2003. Mi si è presentata così alla mente. Con una nitidezza di colori e suoni che sembrava realtà. Ho semplicemente descritto quello che vedevo. Ho sempre pensato di incorniciarla con della musica... ma ancora aspetto l'ispirazione. Non è facile, almeno non quanto quella volta che ho scritto una ballata utilizzando dei sms che mi sono arrivati, li ho scritto di getto anche la musica.. ma questa è un' altra storia...