giovedì 23 dicembre 2010

Si, è solo il vento..

Tutto bene, è solo il vento.
Gli occhi sono gonifi di lacrime. Ma mento a me stesso prima che agli altri quando non voglio piangere. Per fortuna oggi c'è tanto vento fuori.
Quindi vado sul balcone.
Guardo la luna. E' bianca.
Il cielo, nero. Decorato con qualche nuvola illuminata dalla luna.
Guardo la terra, sotto di me e lontano, all'orizzonte.
Il vento mi riempio gli occhi, e piango.
Ma non sto piangendo... è solo il vento..

domenica 19 dicembre 2010

Inumana malattia.

Una pugnalata la senti.
Se poi viene dalla punta di una lama appena poggiata che penetra, squarciando, la pelle, entrando nella carne, dilaniandone i muscoli e i tendini, fin dentro gli organi, lentamente, ne senti il peso.
Senti il gelo.
Senti le tue energie che ti abbandonano.
Senti che la tua anima esce insieme con il sangue che comincia a bagnare il resto del corpo.

Perdere una persona che ami deve fare ancora più male.
Perdere qualcuno che ti è stato accanto nella crescita, che ti ha sostenuto, che ti ha seguito, che ti ha insegnato a camminare e a parlare. Qualcuno che ha sempre cercato di proteggerti. Qualcuno con cui sei diventato grande, con cui hai costruito un futuro... un futuro... che è finito... perchè siamo umani.

Siamo umani e sentiamo dolore.
Siamo umani e ci ammaliamo.
Siamo umani e non accettiamo di sentire dolore o ammalarci...
E così cerchiamo di stare meglio, di lottare con le nostre forze, con i farmaci se serve. Con le cure, spendendo soldi, energia, a volte affetti, per cercare un rimedio, una speranza soltanto che possiamo stare meglio.
E non parlo del mal di testa. Parlo del fatto che quando una persona ci lascia per una malattia, è facile dire che ha smesso di soffrire. E' un modo per sopperire alla perdita, un modo per restare attaccati al concetto "umano" di vita, e non sofferenza.
Non ci posso fare niente per il fatto che la persona sia andata via per sempre, è vero. Posso anche ammettere che abbia smesso di soffrire. Ma devo chiedermi se quando era in vita ho fatto tutto il possibile per far sentire viva quella persona.
Ovviamente mentre viviamo la nostra vita di tutti i giorni, non pensiamo mai al fatto che ogni istante potrebbe essere l'ultimo in cui vediamo gli altri. Non ci pensiamo perchè siamo presi dalla nostra vita. E così anche quando vogliamo ringraziare una persona, o anche quando vogliamo discutere con una persona, o anche quando vogliamo baciare, abbracciare, gioire, con una persona, spesso ci diciamo che c'è tempo.
Ma che significa: c'è tempo!?
Quando? Dopo? Dopo cosa?
Abbiamo paura forse di vivere il presente? Abbiamo paura di vivere delle emozioni? E se poi non puoi viverle mai più?

Domande per rispondere a domande, senza risposta... bugie indossate con tanta grazia, da non farci sembrare nudi...

Tutto questo, alla luce di una notizia. Oggi è morta una persona che è stata cara per la mia crescita. Una donna che per tanto tempo avevo perso di vista. Quando ero piccolo, con mia madre uscivamo spesso con lei e la sua famiglia. Io ero molto legato al figlio, mio fratello alla figlia. Quante sere passate a casa loro... quanti momenti passati a vedere Indiana Jones con Gianluigi. O a giocare con le micromachines, o la lego, o le biglie. E quante cene a quel tavolo. Quante volte in campeggio?
Tutte quelle volte non ho mai ringraziato. Ero piccolo. E' vero.
Pochi giorni fa ho avuto la notizia che Mariella stava di nuovo peggiorando. E mia madre, mi ha chiesto se volessi passare a slautarla. Il mio pensiero non è andato indietro nel tempo come sto facendo ora. Ho pensato che non volevo vederla a letto, sofferente per la malattia, perchè il ricordo che avevo di lei, non corrispondeva al presente. Una donna forte, decisamente forte. Ostinata, caparbia, che fino all'ultimo ha lottato contro la malattia. Per un periodo sembrava avesse vinto, ma poi la ricaduta. E questa volta non ha retto.
E io non l'ho salutata quando ne avevo la possibilità.

Andrea, un mio amico, ha una frase molto bella scritta sulla sua pagina su internet:
Quando esiti domandati sempe: "Cosa farei se non avessi paura?" Ricorda, il coraggio non è la mancanza di paura, piuttosto la consapevolezza che qualcosa sia più importante della paura stessa ..

E allora mi chiedo... ancora una volta... cosa sia per me importante? Perchè non ho valutato così importante come invece mi sembra ora, rivedere una persona che mi ha dato tanto, in un momento in cui era debole?
Mi sto odiando per questo. E sicuramete deve essere il prossimo passo...se voglio continuare a crescere.

Mi dispiace tanto... tanto, davvero tanto.
Non so che valenza abbiano queste parole, che forse non leggerà mai nessuno. E forse neanche io le leggerò più. Cosi come faccio le condoglianze, in realtà mi sento partecipe di questo lutto...
Ecco... un'altra storia...

sabato 11 dicembre 2010

La storia "in"finita


E' incredibile.
Quando ero piccolo e guardavo il film "La storia infinta", ero preso dalle immagini, dalle emozioni, dai colori che quella pellicola mi procurava. L'ho rivisto tante volte, ma solo adesso ho capito una cosa incredibile. Anzi, più di una..
Poi crescendo ho cominciato a leggerne il libro da cui è tratto il film, ma si sa che a dieci anni è difficile leggere un libro alto quanto una mano e quindi l'ho abbandonato dopo un po'.
L'ho riletto qualche anno fa. Tutto ovviamente.
E ho scoperto intanto che il film parla di un terzo del libro. Mentre appunto il primo della trilogia è abbastanza simile alla storia impaginata, il secondo e terzo episodio hanno dei riferimenti ma sono anche abbastanza lontani dal racconto di Michael Ende.
Comunque..
Letto il libro, rivisto il film, ho notato quante cose del film, ma anche del libro, sono simili a me.
Non credevo fosse possibile, ma in effetti è stato uno dei miei film preferiti. Fantasia, creature mitologiche, avventure, passione. Draghi, "indiani", principesse, lupi, streghe, IL NULLA, sono tutti soggetti che mi porto dietro da quando i miei occhi sono stati rapiti dalla pellicola.
Mentre vedevo il film sono ritornato bambino, e vivevo con Bastian -nel libro Bastiano Baldassarre Bucci mi sembra- tutte le sue immagini e tutti i suoi dubbi e tutto il suo scetticismo sull'impossibilità che un libro avesse un tale potere.
Ma è vero! Un libro, una storia, ha tale potere! E quando lo scopri, inizi a vedere i libri come tesori. Non so se è capitato a tante altre persone, auguro che capiti a tutti perchè è una sensazione meravilgiosa. Tra l'altro è capitato proprio a ridosso del mio compleanno. Il ventinovesimo. E che c'entra? In realtà è un'altra storia, ma spenderò del tempo per raccontarla sta volta.
Giorno del mio compleanno: 21-11-2010, facevo 29 anni.
Nei giorni prima ho pensato (come fanno tutti forse) a cosa ho fatto in questi anni, in particolare da quando sono a Roma. Ho tratto un po di somme e fatto tanti pensieri, fino a farmi venire il mal di testa.
Non ho scritto un libro, non che sia una priorità, intendiamoci, ma boh? Forse uno prima dei trent'anni dovrebbe scrivere qualcosa, almeno per dimostrare a sè stesso che ha delle "storie" da raccontare.
Ho un lavoro che non mi porta da nessuna parte, molti non lavorano è vero. Ma che senso ha lavorare al Cus, in questo modo? Che "storia" è questa? Posso raccontare di amicizie, si. Di esperienze lavorative. Ma tra 5 anni che starò facendo? Ancora li? mah... non credo proprio...
Esperienze sentimentali? Piccole cose belle, molto belle. "Storie" lunghe o brevi, che apprezzo sempre. Ogni momento che ho avuto con ogni persona che ho conosciuto. Ho avuto così tanto e mi sembra sempre di aver dato così poco.
Studio? Studio, si. Ancora. E ancora, e ancora. Perchè amo studiare certe cose. Anatomia per esempio, e quante volte chiedo alle persone di fare da cavia per i miei studi di anatomia...
e anche qui avrei storie da raccontare, di studi e di nottate, e di mattinate, e di Ophelia Wilsson... :)
E poi che altro c'è nelal mia vita?
Amici? Loro, quelli che reputo amici, i pochi sono belle storie. Gli altri sono storie che no ho il tempo di ascoltare o leggere. Le storie dei miei amici parlano di viaggi, di giochi, di vittorie e di sconfitte, di donne, di uomini, di animali, di scommesse, di libri, di studi. E altre cose che non posso ricordare... Tante storie. Infinite storie, infinite. Anzi... Infinite storie infinite.
E poi qualcuna di queste storie sembra che si ripetano nel tempo, in una sorta di ruota. Gira e vedi delle immagini, continua a girare e le imamgini scorrono e poi improvvisamente vedi cose già viste. E mi piacciono, mi rassicurano. Mi cullano. Come un lullaby (in questo momento non mi viene i nmente come si dice in italiano).
Storie infinite... che fanno crescere, e da un giorno all'altro ti senti diverso, cambiato, crescuito, ma come sempre un cretino a cui piace passare le notti con un amico davanti allo schermom della tv, solo per giocare con l'xbox, per sfogare qualcosa che fa male. O il cretino che prende la chitarra per provare a fare Breath dei Pearl Jam, e poi si accorge di non avere piu le unghie per suonare come si deve... o il cretino che cucina qualcosa e poi fa schifo e va buttata...
Storie, infinite, di quando conosci delle persone e dal primo momento che le guardi negli occhi, capisci che le due anime sono in accordo. Di quinta. Maggiore.
Ma questa, è un'altra storia...(cit. "La storia infinita", Michael Ende)

lunedì 1 novembre 2010

Delirio solare..

Uno dei miei sogni nel cassetto, ma uno di quelli che stanno in fondo stavolta, è vedere il sorgere del sole dallo spazio.
Probabilmente, anzi sicuramente non succederà mai.
Tuttavia ci penso ogni volta che assisto alla nascita del sole dall'orizzonte.
In realtà ci penso da prima, da quando cioè il cielo si colora di rosa.
Oggi sono partito alle 5.51 da Roma per tornare qui a Bisceglie. E come tutte le volte in cui parto la mattina presto, andando verso est mi trovo a osservare questo fenomeno che, considerata la vita media di un uomo, considero eterno.

Non ricordo l'orario esatto... orientativamente ero al confine con la Campania, quindi forse le 6.50-7.00.
Ogni volta che guardo questo scenario penso due elementi della mia vita: la mia amica Alba con la quale ho assistito a una delle piu belle aurore che abbia mai visto; la potenza che l'uomo non sarà mai in grado di esprimere...

Quanto siamo piccoli in confronto all'Universo. Forse è prorio questo che ha stimolato la fantasia di un uomo, o più di uno, nel raccontare la più lunga e fantastica delle storie che riguardano l'uomo. Il concetto di una forza superiore.

Chiamiamola Dio, Halla, come vi pare. L'uomo nella sua infinità mediocrità ha da sempre avuto bisogno di confrontarsi con ciò che è alla sua altezza.
Quando non è alla sua altezza, spesso è colpa di cause esterne. Quanti di noi ci chiediamo se il fallimento in realtà non dipenda da noi stessi?
E quindi che fa l'uomo?
Il destino ha voluto cosi... Sia fatta la volontà di Dio...eccetera.

Ora.
L'essere umano, intanto, dovrebbe comprendere che non èil superiore su questa terra.
L'essere umano, intanto, dovrebbe capire che questa terra non è fatta per la propria vita e basta.
L'essere umano, intanto, dovrebbe capire che rispettando le altre forme di vita, forse sarà in grado di rispettare anche gli altri.

Invece no...noi continuiamo a voler sopraffarci. A sfruttare le risorse di questa terra in cui abbiamo avuto la fortuna di nascere. A distruggere foreste e a ingabbiare animale, spesso solo per metterli in mostra...

L'uomo è una specie in auto-estinzione...
E il sole invece, splende ogni giorno. E ci ricorda che con un sacrificio di chi ha tanto, potremmo vivere tutti in pace, rispettandoci, e rispettando il concetto di vita.
Non solo come percorso, ma anche come risorsa. La vita è una risorsa.

Delirio dovuto a musica consigliatami da una musicologa... ma questa è un'altra storia...

giovedì 21 ottobre 2010

Voglio trovare un senso...

Per tutte le volte che in passato è successa una cosa che mi ha dato gioia e subito dopo una tristezza infinita, VAFFANCUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUULOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!

Ecco perchè LEO dice: Se la vita ha un senso deve essere quello dell'umorismo...

Nel giro di pochi giorni una persona può passare da capo reparto a disoccupato, da innamorato a sconfitto, da avere un amico a essere solo. E chi più ne ha, più ne metta...

Oggi sono tornato a casa a pranzo prima di Andrea, e lui quando è entrato mi ha detto:
"Ho voglia di abbracciare qualcuno"

Stavo per perdere un amico oggi... la vita ha un senso in questo senso...

Oggi una ragazza mi ha scritto una email che mi ha colpito, e subito dopo mi ha chiuso la porta.
Perfetto, la vita ha un senso in questo senso?

Che palle!!!!
Voglio ordine, voglio chiarezza, voglio linearità, voglio che le cose vadano come l'olio. Almeno per una volta...
O forse sono cose che devo trovare prima dentro di me.
Chi lo sa...

Vasco rossi vuole trovare un senso... io ne prendo in prestito uno... quello di Ratman.
Ratman... questa è un'altra storia...

giovedì 7 ottobre 2010

Triproad

Raggiungere un obiettivo.
Non è mai una cosa semplice. Soprattutto quando si usano solo le proprie forze.

Ieri sono stato al PalaLottomatica a vedere la partita di pallavolo tra Francia e Italia.

Non che sia un fanatico delle nazionali.. ma è stata una emozione molto forte quando è partito l'Inno d'Italia e 10 mila persone l'hanno cantato.
In realtà non mi ha colpito il fatto che tutte ste persone cantavano insieme. Non mi interessa molto. Quanto invece il fatto che in fondo, al centro del campo ci stavano 12 pùPersone, 12 Giocatori, 12 Atleti, che stavano per disputare una gara indossando una maglia di rappresentanza di tutti i 10 mila che stavano cantando per loro e con loro.
Non so spiegare a parole questa emozione. Posso dire che ho trattenuto le lacrime, pensando a quanta strada un uomo deve fare, per raggiungere un traguardo. E raggiuntolo, mostrarlo fiero a tutti.

Ma un traguardo non è un obiettivo solo sportivo. Ma di vita. La fatidica domanda..
Cosa voglio fare da grande?
Non so se questa è una domanda che mi piace, per il semplice fatto che non coglie il vero aspetto di un uomo.
Un uomo non è ciò che farà da grande.
Ma ciò che sarà.
Non voglio filosofegigare più di tanto anche perchè sono ignorante in questa materia. Dico solo che una persona non dovrebbe fare, ma essere.
E' per questo forse che non so bene dove porta il sentiero che ho preso e che mi piace tanto. Non voglio fare l'Osteopata, ma voglio aiutare la gente a stare meglio.
E l'Osteopatia è semplicemente un mezzo tramite il quale posso raggiungere il mio fine.
Questo è un percorso a ostacoli, certo. Vittorie e sconfitte fanno parte della vita di tutti i giorni. Salite e discese, rallentamenti e scorciatoie.. tutto quanto è parte del percorso che ognuno di noi fa verso la propria crescita.

Ho imparato che le salite vanno fatte con il sorriso, un piccolo passo per volta, e le discese godendo della loro velocità, con cautela.
I rallentamenti vanno presi con attenzione, così come le scorciatoie.
Le vittorie sono importanti traguardi a breve termine, che ci aiutano a continuare e persistere.
Le sconfitte sono doni. Ti permettono di guardare indietro, e vedere cosa ti è caduto dal sacco.

Sto imparando ad apprezzare questo modo di vedere il percorso. E sono sempre più convinto che è la strada che voglio prendere per diventare "me stesso".

...
...
...

ME STESSO
...
...
...
...questa è un altra storia.. :)

giovedì 16 settembre 2010

Lungo il sentiero una baita

Ieri sera mi sono sorpreso mentre focalizzavo un'immagine del tutto inventata.
Nel'immagine stavo per andare a letto, ma prima di coricarmi aprivo il cassetto per controllare i miei sogni. Prendo il foglio più in alto di tutti, quello principale. E' accuratamente piegato in 4 parti. Lo apro.
C'è scritto: Wellness Center. Cura del corpo e dello spirito.
Lo rileggo una seconda e una terza volta. Penso che per raggiungere tale obiettivo, sto facendo la strada giusta. Ripiego il foglio e lo ripongo nel cassetto, in cima a tutti gli altri sogni.
Chiudo il cassetto e mi addormento.

Questa mattina ho fatto un colloquio di lavoro. Il primo colloquio in veste di osteopata e non di tecnico di sala. Mi preparo, esco, lotto con il traffico, con le indicazioni sbagliate.
Arrivo con mezz'ora di ritardo pensando che se fossi io a dover dare lavoro già per il ritardo non lo darei. Mi accoglie la segretaria e mi presenta questo signore di Milano, direttore del centro.
Il centro è in realtà una catena di palestre, Well B. Il nome mi piace, "Well" = Bene, "B" = Essere.
Quindi si chiama BeneEssere.
Il signore mi fa parlare e poi parla lui.
Ho avuto una sensazione strana.
Il sogno che era il mio, il centro sportivo con centro benessere, osteopata, medico, psicologo e nutrizionista, lui l'aveva creato...
Stavo parlando con colui che aveva fatto ciò che io avrei voluto fare da grande...
Quasi mi veniva da piangere per la bellezza della coincidenza.
E mi ha spiegato un concetto incredibile.
Lui aveva in mano un portapenne e io una penna. In questa situazione entrambi avevamo una cosa.
Poi ci siamo scambiati gli oggetti, e la situazione restava identica.
Poi ho dato la penna e lui mi ha detto: "solo condividendo le idee, esse possono essere realizzate. Altrimenti restano idee."
Banale, banale come uno scambio di un oggetto con un altro...
Ma di una profondità che lascia senza parole. Non ci avevo mai pensato. Lo scambio di idee è costruttivo per entrambe le parti. Altrimenti restano delle idee...
Poi ha parlato del periodo in cui tutti i navigatori volevano fare il giro del mondo andando ad ovest. L'idea è una forza che si moltiplica in maniera esponenziale...
"Perchè fino a quel momento nessuno aveva mai pensato che si poteva circumnavigare il mondo?" mi ha chiesto.
E io: "Ci metterei una potenza come poche, la Chiesa."
E lui: "E cosa fa la Chiesa?"
Io: "Da certezze all'uomo."
Lui: "Esatto, la chiesa è la multinazionale più forte che possa esistere."

Se avrò la possibilità mi piacerebbe approfondire questi discorsi. Per ora non so se sarò preso in questo lavoro. Domani mattina devo fare una telefonata e sentire cosa dicono.
Per oggi basta. E' stata una giornata decisamente impegnativa, col botto finale...ma questa è un'altra storia...

giovedì 12 agosto 2010

Filastrocca di chi dorme

E' raro che mi capiti di dormire più di sette, otto ore. Ma questa mattina mi sono svegliato dopo 10 ore di sonno, così mia madre ha pensato bene di svegliarmi con questa filastrocca che mi recitava quando ero piccolo. :)

Un ora dorme il gallo.
Due ore il cavallo.
Tre ore il viandante.
Quattro il camminante.
Cinque ore lo studente.
Sei ore tutta la gente.
Sette ore il signorino.
Otto ore il signore.
Nove ore il porco.
Dieci ore il grandissimo porco.


E subito dopo mi ha recitato una filastrocca che ho sentito qualche volta dalla bocca di mia nonna.

Signor mio D',
scé for e s'mbnn'
N'avé l'acqua furt
e Cicirnell n'avé la murt.

Dopo aver discorso sul significato di questa filastrocca, e non trovando un significato nascosto, abbiamo stabilito che è semplicemente un racconto di questo povero signore, tale Cicirinella, il quale andò in campagna per lavorare la terra, ma fu colto da un tale diluvio che non riuscì a sopravvivere.
Ci sono altre filastrocche e altri racconti aneddotici, ma queste sono altre storie...

lunedì 9 agosto 2010

I calci volanti di Chuck

1. Chuck Norris ha imparato a fare l'abito vestendosi da monaco.

2. Il fine giustifica i mezzi. Chuck Norris no!

venerdì 6 agosto 2010

ONDAAAAAAAAAAAAAAA EEEENEEEEEEERGEEEEEEEEETIIIIIIIIICAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!


Non parlerò di Dragonball in questo post, nonostante il titolo lasci pensare questo. Me lo riservo per un'altra volta!

Mia zia, zia Tonia, la sorella di mia madre è da sempre una persona che si interessa molto alla cura del corpo tramite trattamenti manuali. Ha fatto vari corsi di massaggio, di Reiki, di manipolazioni di energia eccetera eccetera. A prima vista può sembrare un pò matta.

Quando viene a trovarci, alcune votle ci parla delle sue nuove esperienze.
Oggi è stato uno di quei giorni.
Dopo i convenevoli (come va lo studio, come va il lavoro ecc. ecc.) mi ha detto di aver fatto un corso di "Reconnesscion" (forse Reconnection... non so) e che avrei dovuto cercare su internet. Le ho chiesto di cosa si trattasse e mi ha risposto dicendo: "Metti le mani così!"

Le mani le ho messe a circa 15 cm di distanza una dall'altra, palmi paralleli e dita allargate e distese.
Mentre facevo ciò, mia madre osservava.
Mia madre è sempre un poco scettica quando si parla di energie del corpo. E anche io lo sono. Ma da quando ho iniziato a conoscere il corpo umano, ho capito che ci sono forze ed energie che non ci sappiamo spiegare.
Le mani le ho posizionate come mia zia mi diceva.

Mi sono messo in ascolto così come potrei fare quando ascolto un cranio.
Concentrando l'attenzione al centro delle mani.

Dopo diversi secondi mi è venuto da sorridere.
Avete mai provato a tenere in mano una busta piena d'acqua? A sentire quanto sia modellabile e plasmabile? O un cuscino morbido?
Questa è la sensazione che ho avuto. Tra le mie mani sentivo qualcosa di tangibile, eppure inconsistente. E mentre restavo in ascolto, ho avuto la netta sensazione di riuscire a modificare questa cosa che avevo (avevo?) tra le mani. Mi sembrava di poterla strizzare, schiacciare, o lascairla gonfiare e espandersi. CHE FIGATA!!!!!
Passato il momento di euforia (io ridevo mentre sentivo tutto ciò) mi sono di nuovo concentrato e ho sentito che le mie mani avevano una certa difficoltà ad allontanarsi e ad avvicinarsi. Come se fossero attratte e respinte tra loro. L'ho paragonato all'effetto di una pallina di ferro sospesa tra due calamite che la respingono (o l'attraggono?)... non so se avete presente. BELLISSIMO!
Cercavo di allontanare le mani e sentivo una certa resistenza. Cercavo di avvicinarle e sentivo resistenza. Sarà campo magnetico?

Non ho studiato fisica e neanche sono così esperto di anatomia e fisiologia.
Fatto sta che ho avuto la netta sensazione di questo campo magnetico intorno al corpo.
Poi mia madre ha messo il suo polso dolorante tra le mani, così per darmi fastidio... e la sensazione che ho avuto è stata che questo campo magnetico si deformasse come ad avvolgere questa interferenza.

Esperienza paranormale? Esperienza di chiropratica? Esperienza di magnetismo del corpo umano? Incontro ravvicinato di terzo tipo? UFO? Patatine?Birra? Coca cola? Vabbe non degeneriamo...
Non so come chiamare questa cosa che ho vissuto. Per ora non mi interessa classificarla. Sono estremamente contento di averla vissuta.
Ha rinnovato la voglia di studiare anatomia, fisiologia, mi ha fatto nascere curiosità sul campo magnetico e la voglia di studiare la fisica, così come quando avevo 17 anni ed ero indeciso tra Fiscia a Trieste o Scienze Motorie a Roma. Ma questa è un'altra storia...

martedì 20 luglio 2010

An autumn dream.

In a dark evening sky
the biggest bright star
search like an eagle onto a mountain...


ottobre 1997

domenica 11 luglio 2010

Si spengono le luci, si accende il cielo...


Sono sicuo che non riuscirò a far capire bene quale sia stata la sensazione dell'esperienza che ho avuto qualche sera fa, alla fine di una partita con gli amici.

Quando torno a Bisceglie per l'estate, per me è un ritorno alle radici. Ritorno a vedere le cose che vedevo quindici anni fa, con i loro cambiamenti certo. Ma tante cose restano uguali. Per fortuna.

La partita a calcetto con gli amici di sempre, è una di quelle.
Una mia prestazione mediocre, ma si capisce non gioco da tanto e sono fuori allenamento. I consigli degli amici che giocano sempre, le pacche sulla spalla e le risate per qualche tiro svirgolato...
A fine partita, circa le 23.15, resta acceso un faro per permettere alle persone di tornare agli spogliatoi, ma io resto in campo ancora il tempo di fare un poco di stretching.
Mi sistemo vicino all'uscita. Mi siedo per terra, posiziono le gambe sulla rete che delimita il perimetro del campo, semidistese, la schiena per terra e il viso verso il faro. Comincio a respirare profondamente.
Per fare bene stretching, per far si che abbia l'effetto di rilassare e di rallentare le funzioni del corpo, bisogna concentrarsi sulle sensazioni che si percepiscono. In questo caso provenienti dalle gambe.
Tre respiri profondi di solito sono sufficienti per avvertire il rilassamento dei muscoli, quindi cambio posizione. Distendo ancora un poco le gambe, avvicinandomi ancora alla rete, fino a toccare con il sedere la rete stessa.
Altri tre respiri profondi. Altra posizione di rilassamento.
Piego le gambe e posiziono i piedi a contatto con la rete metallica, mentre le ginocchia sono verso il mio petto. Chiudo gli occhi per 2 respiri e cerco di concentrarmi sul bacino.
Comincio l'ultima inspirazione, apro gli occhi.
Avverto i muscoli che si rilassano.
L'inspirazione finisce.
La bianca luce accecante del faro si spegne sopra la mia testa.
Comincia l'espirazione.
Per un attimo, il tempo di mettere a fuoco, ho una sensazione di sbandamento, di giramento di testa.
L'attimo dopo, nel silenzio di un campo dove ho passato l'infanzia e l'adolescenza, mentre tutti sono a farsi la doccia, io resto solo con me stesso. Guardo meglio verso l'alto. In quell'attimo in cui il faro non illumina più la terra, si accendono le stelle.
Decine di puntini luminosi che poco per volta si moltiplicano. Centinaia di puntini luminosi che splendono nel cielo e mi regalano secondo dopo secondo la sensazione che stavo cercando. Quella che riusciamo ad avere quando ci connnettimao all'infinito. Quando ci accorgiamo di essere immensamente piccoli nell'universo.
Avete mai osservato il cielo di notte con le stelle che brillano?
Avete mai provato ad immaginare che quel nero e quel bianco in realtà non sono bidimensionali? Non sono oggetti posizionati li, ma semplicemente tutto ciò che ci circonda?

E' una delle sensazioni più belle che io ricordo di aver esperito. Così come la sensazione di solitudine e allo stesso tempo forza interiore che ho quando osservo un cielo nuvoloso al tramonto. Il grigio delle nuvole, che si fonde con l'azzurro del cielo, con il rosso del sole, sul blu del mare non ha prezzo. Ma questa è un'altra stoira..

domenica 20 giugno 2010

PER NOI

Tante sono le parole che mi vengono in mente quando penso agli sport di squadra. Attacco, difesa, tecnica, tattica, palla alta, rete ecc ecc... potrei continuare all'infinito. Ma sono 2 le parole che racchiudono il significato di sacrifici e voglia di vincere: PER NOI.
Per noi vuol dire CREDERE.
Per noi vuol dire AIUTARE.
Per noi vuol dire FIDARSI.
Per noi vuol dire FARE qualcosa PER NOI.
E non per altri, ma per noi.
Non è così banale come può sembrare a una prima lettura. Perchè nella vita che viviamo tutti i giorni, con le soddisfazioni, i successi, i confronti e tutto il resto delle emozioni, sono pochi i momenti che riusciamo a dedicare a noi stessi.
Tutte le volte che alla fine di un time-out, o all'inizio di una partita o in ogni momento che si sente la necessità, gridare "PER NOI" è un modo di ri-equilibrarsi, di riprendere coscienza di chi siamo noi, e dove vogliamo andare.
Perchè in fondo, se decidiamo di prendere una strada, lo facciamo PER NOI, non per far piacere ad altri.
Ognumo dovrebbe sempre ricordarsi che sono solo PER NOI le strade che prendiamo, di studio, di lavoro, di amore o di amicizia. E se decido di lasciare un lavoro per affrontare il nulla, lo faccio comunque per me. Ma questa è un altra storia...

domenica 25 aprile 2010

Wish you were here

Quindi? Pensi di riuscire a distinguere
il Paradiso dall'Inferno?
i cieli azzurri dal dolore?
Puoi distinguere un campo verde
da una fredda rotaia d'acciaio?
Un sorriso vero da uno finto?
Pensi di poterli distinguere?

E ti hanno portato a barattare
i tuoi eroi con i fantasmi?
Calde ceneri con alberi?
Aria bollente con una fresca brezza?

Un confortevole calore con un cambiamento?
Hai scambiato un ruolo secondario in una guerra,
con il ruolo di protagonista in una gabbia...

Come vorrei, come vorrei che tu fossi qui.
Siamo soltanto due anime sole,
perse in una boccia per pesci.
E anno dopo anno
corriamo sugli stessi passi
e cosa abbiamo trovato?
le stesse paure di sempre.
vorrei tu fossi qui...




La traduzione è un po a senso...
quanto amo cantare sta canzone soprattutto mentre guido.
Ma questa è un'altra storia...

Bisceglie, spiaggia del manicomio, estate 2009


Una mattina come tante, in una spiaggia piena di gente, quando il sole fa sentire i suoi caldi raggi sulla pelle e nella testa delle persone che lo sfidano senza protezione.
La spiaggia di sassi, bianchi, che ampliano l'effetto accecante della luce del sole, caldi sotto i teli di alcuni amici che si incontrano dopo tutto l'inverno passato a studiare fuori città.
Le risate di chi scivola in acqua cercando di raggiungere una zona più profonda, una bambina che stenta a stare in posizione eretta, con il padre accanto che la sorregge, un gruppo di ragazzi che in acqua si lancia il pallone cercando di evitare la signora che prende il sole a ridosso del mare.
Il rumore della risacca, sui sassi, fa da sottofondo ritmico e costante a tutto.
Il sole che picchia forte e rende i suoni più pacati e morbidi. Le risate.
Un ragazzo si guarda intorno pensando a come rispondere alla domanda dell' amica e vede con la coda dell'occhio una signora che chiama la propria figlia che invece si stende sul telo con la schiena inarcata.
Ritorna a guardare gli occhi azzurri dell'amica, per darle la risposta che cercava, ma si rende conto che qualcosa non andava... C'era qualcosa nella scena appena vista che non poteva essere armonico... ma cosa...
E il ragazzo si rigira verso la madre della ragazza, che nel frattempo era carponi e urlava a squarciagola il nome della figlia, strattonandola e proferendo parole in un linguaggio gutturale e nordico, impossibile per lui da riconoscere.
"Luka!!!"
Erano le sole parole che riconosceva, il nome della figlia, che intanto tra le braccia della madre si trovava con il collo piegato innaturalmente all'indietro.
L'altra mano della madre si era precipitata nella cavità orale della figlia, cercando qualcosa, la lingua pensò il ragazzo... forse un attacco epilettico...
La situazione non cambiava, la gente comnciava a girarsi e a cercare di capire cosa stesse succedendo.
"AIUTO!! IL PIERCING!!!"
Il ragazzo allora si precipitò sul luogo con due grosse falcate, lasciando da parte la sensazione di dolore nel correre sulle pietre a piedi nudi e chiese alla madre della ragazza: "HA INGOIATO IL PIERCING?!?!?"
Ma la madre aveva tirato fuori la lingua della ragazza, rivelando che il piercing era al suo posto.
Arriva sul posto un signore di corporatura massiccia che scosta la madre e prende la ragazza per i piedi. La solleva, la scuote con forza. Il ragazzo si alza e ferma la violenza dell'uomo, rimettendo la ragazza per terra, sdraiata a pancia sotto. Con l'aiuto di un altra persona, la gira sul fianco e comincia a percuotere la zona tra le costole. Una, due, tre colpi, ma niente. Il viso della ragazza era diventato tutto rosso, paonazzo. Qualcosa ancora non andava.
Il massaggio cardiaco era una possibilità molto prossima e se nel corso dei prossimi tre colpi sulla schiena non fosse successo nulla, il ragazzo avrebbe chiesto aiuto a qualcuno per fare la respirazione e il massaggio.

Primo.

Secondo.

Terzo colpo.

Ma ancora niente.
Il ragazo comincia a girarla a pancia sopra.
"Giriamola per farle il massaggio"
"koff koff... koff"
Mai la tosse fu un segnale più piacevole per il ragazzo.
Un respiro profondo e rumoroso della ragazza precisò il momento in cui Luka era tornata a respirare. Dopo qualche secondo di completa apnea.
Ma la ragazza, appena ridestata, non capiva cosa stesse succedendo e cercò di alzarsi subito inpiedi, ricadendo quasi all'istante tra le braccia delle persone che erano sul luogo e la adagiavano per terra.
"Riesci a dire come ti chiami?" le chiese il ragazzo..
La madre che per qualche secondo aveva comunicato solo con le lacrime e con il silenzio, d'improvviso vedendo la situazione, esplose in un urlo liberatorio, abbracciando la figlia.
La situazione era finalmente tornata sotto controllo.
Portarono la ragazza all'ombra del muretto che divide la strada dalla spiaggia, fino all'arrivo dell'ambulanza. Il ragazzo non era un medico, ma pensava che la cosa migliiore da darle fosse della frutta, possibilmente fresca e piena d'acqua. Gli zuccheri della frutta sono di più rapida assimilazione rispetto allo zucchero bianco che prendiamo con il caffè. E disse alla madre di darle della frutta.
Ma si sa che in un paesotto, la maggior parte della gente si basa su conoscenze sentite e non studiate, si accontenta di una conoscenza sommaria, suerficiale, ed è per questo che una signora, pensando di far del bene, era già accorsa con il bicchiere di plastica pieno d'acqua e zucchero... quello che prendiamo nel caffè...

Il ragazzo tornò dalla propria amica, un pò toccata dall'accaduto, sorridendo e pensando a quanto fosse stato utile aver fatto un certo percorso di studi e a quanto avesse reagito bene a quella situazione di stress...
La ragazza fu portata in ospedale con l'ambulanza che arrivò circa 15 minuti dopo...

Mi stupisco sempre a ripensare all'accaduto, alla lucidità di quei 15-20 secondi in cui le mie mani e il mio cervello collaboravano alla perfezione.
E' vero che non sono una persona che si tira indietro davanti ai problemi, ma questo ragazzi...
Mai ho provato una scarica di adrenalina come in questa circostanza, neanche quando vinci una partita importante a pallavolo. Neanche quando baci una ragazza per la prima volta.
La vita ci sorprende, sempre. E dobbiamo farci trovare pronti!!! :)
E pensare che per rendere l'estate meno monotona volevo andare a fare il volo dell'angelo in basilicata...ma questa è un'altra storia...

martedì 6 aprile 2010

Equilibrio instabile

Ancora una volta, vengo a sapere una cosa che mi destabilizza.
Eppure dovrei essere allenato a questo.
Invece ogni volta perdo l'equilibrio e cerco di non cadere.
Normalmente penserei a una disfunzione che non mi consente adattamenti e correzioni in tempi adeguati, e con precisione. Ma può essere così anche per le emozioni?
Perchè continuo a perdere l'equilibrio per qeusta cosa?
Ci deve essere qualcosa! Un malfunzionamento, una disfunzione, un blocco...
Dove si trova? Perchè ogni volta che sento questa cosa mi viene il vomito?
Perchè?!?!?!?!?!
Mi sono stufato a dover ogni volta lavorare su di me, per riprendermi prima di cadere...

E poi questa cosa capita acneh al contrario!!!! Quando io do quella notizia a quella persona, anche a lei succede di stare male!!!!
Ma non va bene così!!!!!!!

UFFFFFFFFFF
Mah...

Vabbe... chissà... forse qualcuno che mi conosce meglio capirà l'argomento, o forse no... avevo bisogno di sfogarmi scrivendo, non potendo farlo suonando... ma questa è un'altra storia...

martedì 30 marzo 2010

Il viaggio comincia... o continua...

Quello che ho scritto di seguito non ha molto a che fare con la fisiologia, l'anatomia ecc... ma è solo una picocla dedica ai miei amici con cui gioco di ruolo. Giocavo... impegni lavorativi non mi permettono di continuare a sognare di essere un condottiero un po strano, ingenuo con uno spiccato senso di ciò che è giusto e ciò che non lo è. Capace di incantare, di incantarsi, di combattere, di combattersi, di scegliere, di scegliersi. Di scieglierisi perchè per l'ultima avventura, quella in cui io (fabio) ho lasciato il gruppo, il mio personaggio (filuma) sceglie di lasciare il gruppo. Perchè lo fa? Ha avuto una visione, un suo compagno in difficoltà. Sceglie se stesso senza dirlo ai suoi compagni, per non metterli in pericolo, per proteggerli da se stesso, ma così facendo, li perde per recuperarne un altro. Ma chissà... la vita è lunga, i posti sono tanti e la fantasia può aiutare Filuma a ritrovare il suo amico e riportarlo con il vecchio gruppo, qeullo che per le strade dell'ultimo orizzonte ha viaggiato in lungo e in largo. Buona lettura.



"Ci devo riuscire.
Questa volta ci devo riuscire.
Non posso permettermi di essere uno schiavo. Se ne divento schiavo, non sarò in grado di controllarla. Non deve essere l'artefatto a controllare me, ma io lei.
La Spada del Sole non può servirsi di me.
Io mi servirò di lei.
Il suo scopo non è il mio. Tra i miei obiettivi, c'è anche il suo.
Se ne divento schiavo, diventerei un cacciatore, un assassino, uno spietato uccisore. Ma Filuma non è una macchina da guerra, è solo un umano, o un elfo, o un drago... quel che sono. Ma non uno spietato eliminatore di non morti.
E' la spada più potente che abbia mai usato, in questo caso forse dovrei dire che è la spada più potente con cui abbia collaborato. Ha una propria percezione, una propria saggezza, una propria intelligenza. Infallibile contro i non morti, ma il suo scopo non è quello. L'unico obiettivo per cui è stata creata è l'eliminazione di una creatura.
Unica. Primordiale. Assetata.
Il Conte, Il vampiro per eccellenza.
E' stato proprio quando ho avuto a che fare con lui che questa spada mi ha cercato, mi ha posseduto. Nelle fondamenta di quel castello esiste un luogo oscuro, pieno di non vita. E tra quelle tetre e silenziose mura, tra le quali ogni tanto si ode un lugubre suono, era conservata La Spada.
Non ero solo.
Affidavo la mia vita a compagni esperti, tenaci, coraggiosi, folli. Eppure mi sono sentito solo nei sogni di quelle notti. Il Conte o il castello stesso, o semplicemente quella terra, riesce a farti avere freddo anche quando il tuo cuore è colmo di coraggio, rispetto, entusiasmo. Mi mancava una sola arma. La fede...

Ma ora, quella fede, l'ho trovata. Non è una forza, una entità, una credenza..no... Ho smesso di ascoltare i santoni che parlano di redenzione, di forze superiori. Iumak è' una luce, in grado di guidarmi come quando ero stato maledetto dall'acqua inquinata che mi trasformò in un mostro, una Bestie del Caos. E la luce mi ha guidato in un tempio, dove Iumak stesso mi ha salvato.
Qualcuno parla di miracolo.
Quel miracolo ha sigillato dentro di me la Bestia, attraverso un simbolo che ho sul braccio sinistro.
La mia anima è tutt'ora combattuta tra due forze che agiscono all'opposto.
Una che mi tira verso Ravenloft, zombie dopo zombie, lich dopo lich.
Vampiro dopo vampiro.
Una che mi tira verso il Caos, con preoccupazioni, paure, compagni, scelte.
Forse se ancora non sono impazzito del tutto, è grazie a questa instabilità di sentimenti, di voglie, di passioni, di combattimenti, di forze.
L'una ad estirpare la non-vita, l'altra ad estirpare il buio.
E io sono nel mezzo, con sangue umano, elfico, draconico, con spirito selvaggio ma calcolato, con una forte tendenza verso la luce, ma con un anima segnata dal buio. Con la voglia di vivere, ma con la paura di perdere le persone a me care.

Per questo motivo oggi inizia il mio viaggio alla ricerca di un amico.
Ho avuto una visione nel Palantir, Kalaru schiavo del suo retaggio, del suo lato animale, bestiale. Bloccato in quella forma di lupo da un artefatto, anche in questo caso una spada, Lithus. Conficcata nella sua schiena.
Devo aiutarlo a liberarsi da qeulla schiavitù, perchè lui farebbe lo stesso con me. Per il rispetto che nutro nei suoi confronti. Per il simbolo che Kalaru rappresenta, così come Honey e anche Elys: il Caos che lotta contro il Caos per salvare quello che di buono ancora esiste.
Kalaru, resisti, sto arrivando."






Finisce il racconto. In realtà è una preghiera che Filuma fa la mattina stessa in cui decide di partire alla ricerca di Kalaru.
Spero di poter continuare il racconto con dettagli dell'avventura, vuol dire che avrò trovato il modo di giocare di ruolo, o che avrò trovato il modo di andare avanti e indietro nel tempo... ma questa è un'altra storia...

lunedì 29 marzo 2010

Suono sottovuoto


C'è una barzelletta un pochetto sconcia che fa cosi:
- Che rumore fa un pelo che cade?
- Ptu pt pt ptiu ptu

In realtà questa barzelletta serviva solo per avere l'attenzione dalle persone.

Spesso mi impallo a pensare che dovremmo sempre usare le parole adatte ad ogni circostanza perchè così la comunicazione sarebbe più chiara. Ma cosa c'entra questo?

Il suono di un pianoforte potrebbe essere inteso anche come il rumore di un pinoforte?
E quello di una chitarra elettrica è un suono o un rumore? E una chitarra elettrica in overdirve?
E la ventola del pc? Non possiamo semplicemente dire che se non ci piace è rumore, se ci piace è suono!!!
E' discriminante per Laura Pausini per esempio. Lei non fa rumore, lei fa diversamente suono...
Scherzi a parte, questo post fin ora non ha ancora avuto un inizio e non si capisce dove voglio andare a parare. Ma in fondo forse mi salverò in angolo... ahahhahahahah no!

Sono come suono recita una canzone dei bluvertigo, un gruppo che ascoltavo quando ero al liceo, quindi diciamo 10 anni fa.
Tre semplici parole che mi fanno pensare a cogito ergo sum, perchè sono semplici, dirette ed evocative.
Questo post tra l'altro (scusate se continuo a divagare ma mi vengono in ordine sparso le idee stasera) nasce dopo aver notato che una lettrice che non conosco (o forse si?) si è aggiunta alle persone che seguono questo abominio "creato" da me. Mi ha fatto riflettere l'espressione che ho letto: rumore sottovuoto.
Questa espressione è molto più bella di quello che può sembrare in realtà. Pensateci un attimo, che rumore ci può essere all'interno di una busta sottovuoto?
Sto vaneggiando? Vabbe dopo misuro la temperatura...
E i pianeti che rumore fanno? O che suono fanno? Cioè se fosse possibile andare nello spazio senza tuta spaziale, cosa potrebbe ascoltare un uomo?
Vabbbe... questo post può anche finire qua perchè tanto non scriverò nulla di sensato oggi. Sono stanco, giornata lunga iniziata con partita a calcio a 5, continuata con il Cus, proseguita con la riunione del torneo.
Ma queste sono altre storie...

mercoledì 17 marzo 2010

Solo i tessuti sanno

Da quando studio l'Osteopatia mi sono capitate diverse occasioni in cui ho dovuto spegnere il cervello, il raziocinio, per dare invece spazio alla sensazione.
La sensazione... come si può definire una sensazione?
Non è un sentimento, non è un sentore, è una strada? Forse è una strada.
E se fosse una strada, sarebbe da prendere senza pensarci, senza cercare di capirla, ma semplicemente chiudendo gli occhi e sentendola.
Ma come si può escludere la ragione quando non si conosce la strada?
Come faccio io a capire che la direzione è quella giusta?
In realtà lo sappiamo gia.
Siamo abituati a usare la vista come senso primario, e sappiamo riconoscere dove può andare una strada anche se non la conosciamo. E' facile, basta immaginare il percorso e prenderla. Poi puoi anche cambiare, ma lo sai già qual'è quella giusta.

La stessa cosa vale per le mani.
Esse gia sanno cosa vogliono, dove cercano informazioni, sanno interpretare le informazioni dei tessuti. Ma noi dobbiamo permettere loro di funzionare senza ostacoli, senza censure. Questa è la parte più difficile, forse per un motivo molto banale: dobbiamo AFFIDARCI a qualcosa che non siamo abituati a usare. Dobbiamo anche FIDARCI di ciò che non sappiamo, ma che riconosciamo particolare. Con il tempo, la perseveranza, la fiducia soprattutto e la continua voglia di conoscere, e mettersi in discussione possiamo migliorare tanto.
Come quando d'estate entriamo in acqua, a volte inciampando, a volte slittando sui sassi scivolosi sotto i nostri piedi. E passo dopo passo arriviamo a sentire l'acqua fredda, ma invitante; la vediamo profonda, ma non la conosciamo.
In quel preciso momento dobbiamo avere la forza di lanciarci nel blu, di fidarci della sensazione piacevole che l'acqua ci dona, di freschezza, umidità, quella viscosità unica, quella SENSAZIONE di benessere che poche cose riescono a darci.
Tuffiamoci e viviamola questa sensazione, poi dopo, chiederemo una mano alla ragione...

E così dovrebbe funzionare anche per le persone. Dovremmo fidarci delle sensazioni piacevoli che ci danno e conoscerle sempre più dando il giusto peso alla ragione ma solo dopo esserci tuffati, non prima.
Ma questa è un 'altra storia...

mercoledì 10 marzo 2010

A.A.A. Amico


Si può dire che sono tre anni che conosco bene Andrea e Lorenzo. Per la storia, Barzio e Chicco.
Uno abruzzese, un boscaiolo che sa fare qualsiasi cosa gli chiedi, che si cimenta in tutto, non si tira mai indietro davanti a nulla. L'altro siciliano, un Signore, che cammina piano, si gode il suo tempo perchè la vita te la devi godere a modo tuo.
Diversi tra loro e da me.
Ma con qualcosa che ci accomuna. Che non è solo il commentare una minigonna troppo corta o un'azione di pallavolo assurda, o il raccontare del perchè Lorenzo fa sempre tardi... c'è di più: siamo tre cretini fondamentalmente. Ognuno a modo suo, certo, ma tre cretini. Con loro ho pianto dal ridere, mi è mancato il respiro, dal ridere, ho riso dal ridere, ho anche pasta dal ridere in effetti...
E devo dire che mi hanno anche aiutato a uscire da alcune situazioni di difficoltà, mi hanno sostenuto. Due Amici. E per dirlo io...
Oggi è il compleanno di Lollo, gli abbiamo fatto una sorpresa e siamo entrati a casa di Elisa, la sua ragazza (l'opposto di Lorenzo epr certi versi). Era ovviamente in pigiama, e come fai a non ridere!
Ma non perchè era in pigiama, ma perchè non si aspettava la nostra intrusione. In questo devo ringraziare Elisa che è stata perfetta. Brava Elisa.
Abbiamo aspettato la mezzanotte, intrattenendoci con aneddoti che a turno raccontavamo, aperto lo spumante e assaggiato le torte. Era tanto che non ridevo con Andrea e Lollo insieme. Ma la cosa ancora più bella è stata che c'erano anche le loro rispettive metà, Giulia per Andrea e Elisa per Lollo. Ammetto che non è stato come quando uscivamo noi tre soli, ma si è avvicinato molto.
E mi ha fatto tanto piacere vedere che stanno bene e le cose funzionano. :)

Per quanto mi riguarda, come hanno detto stasera, sarò il primo di noi tre a sposarmi. Intanto devono riuscire a prendermi... eheheh... e poi nel frattempo arriva i 2012 e la fine del mondo... ma questa è un'altra storia...

martedì 9 marzo 2010

La forma perfetta


Quando da piccolo giochi con le forme di legno colorate che devono incastrarsi perfettamente con il pezzo corrispondente, non hai idea dell'importanza di quel gesto, e della sua fondamentale bellezza.
Vuoi solo cercare di capire perchè il quadrato blu non entra nel cerchio, o il cerchio rosso non entra nel traingolo. Ci provi, ci riprovi. Ma è una ed una sola la forma corrispondente.
Alla stessa maniera i corpi delle persone possono corrispondersi, e non si tratta solo del sesso, troppo facile e banale da pensare.
Una notte fredda mentre dormi accanto alla tua metà, ti accorgi che lei si avvicina con le spalle prima, e con il fondoschiena poi, cercando il tuo corpo. E' un attimo, e ti ritrovi con la tua pancia che si incastra precisamente nella curva lombare di lei, le tue braccia che da sole si muovono e abbracciano il corpo che chiede di essere scaldato, le prendi una mano e ti riaddormenti, pensando a quando da piccolo cercavi la forma perfetta.

Ma i soli corpi in un rapporto non sono sufficienti a dare la serenità in una coppia, ci vuole anche affinità mentale.
Quando anche essa c'è, ma non capisci il perchè tale rapporto non funziona, forse non ti sei chiesto bene cosa cerchi. Ma questa è un'altra storia...

lunedì 8 marzo 2010

Heaven gives, heaven takes.

L'uomo.
Una insieme di carne costruito intorno a un tubo da cui entra ed esce materiale.
Un insieme di cellule deputate a funzioni diverse, derivate tutte dalla stessa cellula.
Un corpo, una mente, alcuni dicono un'anima.
La differenza tra i nostri corpi alcune volte può essere impercettiblie, altre volte molto evidente.
La differenza tra le nostre menti può farci crescere, innamorare, odiare, uccidere, difendere, amare.

Quante volte si dice che in una determinata cosa bisogna metterci anima e corpo perchè riesca?
E si può mettere il corpo senza l'anima? O viceversa l'anima senza il corpo? E sulla mente?

Mi faccio queste domande alla luce di una gara come tante, che affronto ogni sabato con la squadra che alleno quest'anno. Una Squadra, in cui le persone collaborano, si esaltano, si sfidano, si proteggono, si giudicano, si sacrificano.
E giorno dopo giorno, ogni goccia di sudore versato in una palestra a volte troppo fredda, mette in risalto il risultato del sabato.
L'ultima gara è stata disputata contro una squadra di bassa classifica, ma questo non deve essere un modo per giudicare il valore di un gruppo. Se sei primo gli altri ti temono, e cercheranno in ogni caso di sopraffarti. E' la legge della sopravvivenza. Se sei ultimo, invece gli altri pensano che contro di te l'anima non serve, basterà il corpo. Alcune volte può funzionare, altre volte non basta.
Abbiamo vinto una partita che si stava mettendo molto male, contro questa squadra che milita in basso in graduatoria. Dovrei forse essere contento per la vittoria in una situazione di instabilità, e lo sono. Ma è una vittoria amara. A causa degli sguardi, dei comportamenti delle persone che sono scese nel nostro quadrato di gioco. Occhi che non avevano voglia di aggredire, comunicazioni sussurrate invece che urlate, movimenti lenti quasi sempre partiti in ritardo.
La mente e il corpo sono unite in un unico legame, inscindibile. Non si può essere pronti ad una gara, se la mente rimane indietro. Perchè il corpo non reagisce in tempo.

Questa gara viene dopo un periodo in cui abbiamo avuto diverse gare importanti, che abbiamo vinto giocando molto bene. Mi avevano detto di aspettarmi un calo, ma in fondo non ci credevo.
Se ti accorgi di volare, impegnandoti molto, non puoi pensare di mollare e continuare a volare, inizi a cadere.
Forse questa lezione serve a ricordarmi che l'uomo è terreno. Non può volare per sempre.
Già una volta, anzi due, ho pensato di volare. E cosa è successo? Mi sono rotto i legamenti delle ginochcia. Qualcuno mi disse che Dio voleva ricordarmi di stare per terra, e in parte forse, se qualche forza non terrena esiste, ci ho creduto.


Il titolo di questo post me l'ha suggerito una amica speciale. Ogni volta che vedo un giorno nascere, penso a lei. E ad un mattino in spiaggia a Bisceglie. Grazie amica ;)

Ma questa è un'altra storia...

mercoledì 17 febbraio 2010

Bocca e orecchie...e occhi...


Oggi abbiamo fatto la lezione sulla semeiotica. Cos'è la semeiotica?
Lo studio dei segni e dei sintomi. E che c'entra con il titolo di questo post?
Il medico, che studia i sintomi della Persona che ha davanti (e non della malattia che ha davanti), deve essere in grado di ascoltare.
Una delle frasi che più mi ha colpito, che ho scritto negli appunti a dispetto di tutte le altre cose importanti studiate:

"Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà. "

Tra l'altro è vero anche che "parlare" è il doppio più facile che "ascoltare". Leggendo al contrario, si mette in evidenza come l'ascoltare sia il doppio più difficile del parlare.

Una cosa così banale, che diventa una massima che ho sempre interpretato, a mia insaputa.

Non amo parlare, non sono un oratore, lo faccio solo se c'è una situazione particolare.
Amo invece molto ascoltare e osservare. Studiare le persone dai loro movimenti, da cosa fanno mentre parlano. Tante informazioni in più si possono ricevere, semplicemente mettendosi in ascolto.
Cosa semplicissima, forse si penserà, ma perchè allora tante persone parlano e poche ascoltano?

Altra storia per gli occhi. Osserviamo, vediamo o guardiamo?
Non so quante persone si siano soffermate a pensare alla differenza madornale che esiste tra i tre verbi, usati spesso come sinonimi, ma che nascondono invece un significato "profondamente" diverso. Profondamente...
Vedere: percepire con l'occhio;
Guardare: fissare, rivolgere lo sguardo su una persona o su una cosa;
Osservare: guardare con attenzione, esaminare con cura.

Sono tre livelli diversi della stessa percezione. La vista.
Vedo un movimento alla mia destra; giro la testa e guardo la persona che compie quel movimento; osservo come quella persona compie quello specifico movimento.
Tre livelli di attenzione, di messa a fuoco.

E' così che ci accorgiamo degli occhi verdi di una ragazza che per un momento ha guardato nella nostra direzione e ne veniamo trafitti.
Ma questa è un'altra storia...

sabato 13 febbraio 2010

La storia preferita


Quante volte è successo che andiamo verso la nostra libreria per cercare un libro che ancora non abbiamo letto? E magari ci accorgiamo che davvero esiste nella nostra libreria che conosciamo a memoria, un libro dimenticato che non ricordavamo di aver comprato.
Lo prendiamo, contenti di poter leggere una storia nuova, qualcosa che ci stuzzicherà la fantasia, che ci coinvolgerà, che ci lascerà col fiato sospeso, insonni durante le notti passate in compagnia della lampada. Cominciamo a leggerlo, pagina dopo pagina. Giorno dopo giorno.
Un attimo di distrazione, forse causata dalla nostra voglia di qualcosa di buono, o da un brivido di freddo, o un rumore notturno, e cosa succede? Lo sguardo passa dal libro accomodato sulle nostre ginocchia a quello che abbiamo messo in cima a tutti. La nostra storia preferita, che conosciamo benissimo, ma che ogni volta che vediamo la copertina, ci fa tornare la voglia di riprenderlo tra le mani.
Chiudiamo il libro che stiamo leggendo, lo posiamo sul comodino e senza farci troppo caso andiamo a prendere quel libro così rassicurante, così invitante, facile, che conosciamo a memoria, e che non può deluderci.

Quante storie sono così?
Si cominciano, ci si perde nelle parole, si sogna, si vive, ci si innamora, ma si ritorna prima o poi a leggere la storia che ci rappresenta. Quella che non sappiamo perchè, ma ci coinvolge più di tutte.
Non è semplice, perchè è complicato. (cit.)

Per quanto mi riguarda forse rileggerei il Silmarillion, ma ora sto leggendo una saga di Drizz Do Urden, di Salvatore, un drow alle prese con un esercito di orchi... ma questa è un'altra storia...

Nodar Kumaritashvili

Oggi muore un ragazzo di 21 anni che non ha partecipato alle olimpiadi.
Non ho mai sentito parlare di lui perchè non seguo gli sport invernali.
Cionostante mi sento toccato, forse perchè sto nel mondo dello sport, o forse perchè ancora non riesco a capire qual è il mio sogno. Tutti gli sportivi sognano di partecipare alla manifestazione che in assoluto, più di ogni altra, rappresenta la figura dell'ATLETA.
Nodar Kumaritashvili, era un atleta olimpico.

Era.

Morto sul campo.
Morto durante il suo sogno.
Ad una velocità spaventosa.
Contro una colonna.
Nessuno dovrebbe morire mentre sogna. E' triste immaginare che può succedere questo.

Molto triste.

Non si tratta di un incidente fisiologico come può avvenire in una gara, in cui il cuore è sollecitato troppo. Ma di una morte infame.

Nessuno dovrebbe morire durante il proprio sogno.

venerdì 12 febbraio 2010

Il capo

Questa è una storia che mi ha raccontato la mia mamma diversi mesi fa, e che mi fa sempre riflettere molto...

Un giorno gli apparati del corpo umano stufi di lavorare gli uni per gli altri, decisero di fare una riunione per determinare chi fosse il capo.
Il cervello fu il primo a parlare: "E' chiaro che il capo devo essere io, comando le emozioni, gli stati d'animo, comando i movimenti e la parola, senza di me non potreste affatto lavorare."
Il muscoli chiamati in causa risposero: "Un momento caro cervello, tu dici di essere il capo perchè comandi i movimenti, ma allora se noi decidessimo di non muoverci che fine farebbe il corpo? Noi dovremmo comandare perchè altrimenti non potremmo neanche cibarci."
Il saggio cuore si alzò e con fare di chi la sa lunga esclamò: "Suvvia compagni, non siate superficiali. Ciò che serve al corpo è il sangue, senza esso non potrebbe vivere. Io devo essere il capo perchè convoglio il sangue in tutti gli altri distretti."
Dal silenzio che ne seguì, uscì stentorea e chiara la voce dell'intestino: "Il cervello dovrebbe essere il capo perchè sa comandare; i muscoli dovrebbero comandare perchè non potremmo cibarci; il cuore dovrebbe comandare perchè ci da il sangue. Facciamo così, io non lavoro per una settimana e poi ne riparliamo." Detto questo, si alzò e se ne andò.
Il corpo in quella settimana stette malissimo e ne risentirono tutti gli altri organi.
Da quel giorno, si decise che il Capo era quello che facevo lo stronzo...

Una storiella molto simpatica che spesso mi viene in mente soprattuto mentre alleno la squadra di quest'anno.
Ma questa è un'altra storia...

Grazie mia C.

Per tutte le volte che ti ho guardato e mi è venuta voglia di prenderti,
per tutte le volte che ti ho ascoltato e mi è venuta voglia di prenderti,
per tutte le volte che ho saputo che sei stata presa da un altro,
per tutte le volte che ho voluto tenerti tra le braccia,
per tutte le volte che ti ho tenuta tra le braccia e ti sei lascaita sfiorare,
per tutte le volte che ho toccato le tue curve,
per tutte le volte che con te mi è passata le tristezza,
per tutte le volte che mi hai fatto piangere,
per tutte quelle che mi hai fatto ridere,
per ogni singola volta che ti ho parlato e tu non mi hai risposto,
ti ringrazio,
mia cara Chitarra.

Un tempo suonavo molto bene la chitarra, un tempo, una vita fa, ma questa è un'altra storia...

venerdì 5 febbraio 2010

L'MRP, questo sconosciuto...

Sulla mia scrivania, ormai da qualche giorno, è presente un mio nuovo compagno di studi, Amleto Wilson. Per intenderci è un cranio in resina, ma mi guarda anche ora mentre scrivo, forse sa che sto parlando di lui. E' un ottimo compagno di studi, perchè riesco a vedere tutto ciò che gli passa per la testa e riesco quindi a capire meglio alcune cose che non mi erano del tutto chiare in passato.
E' un bene che sia diventato mio amico proprio in questo periodo perchè all'ultimo seminario del corso di Osteopatia, con la CSOT srl, sento di aver fatto dei passi avanti molto importanti, sulla capacità di "ascoltare" i tessuti.
Oltre ad aver potuto praticare il metodo funzionale di anamnesi, sono riuscito a sentire per la prima volta in maniera netta il Movimento Respiratorio Primario, questa onda che ci percorre da prima della nascita a (così dicono) anche 20 minuti dopo la nostra morte. Ed è stata una delle sensazioni più belle, profonde, nette e incredibilmente vere che abbia mai avuto. Ricordo che al primo anno i professori ci dicevano di avere pazienza, perchè la sensibilità sulle dita si affinerà con il tempo. E in quell'anno puoi solo fare una cosa: crederci. Poi impari a capire le linee di forza dei muscoli, come funzionano le articolazioni, a cosa servono le ossa, come sono collegate tra loro le strutture, come funzionano e un poco per volta la nebbia del primo anno comincia a diradare. E cominci a vedere. Al di là della nebbia, però non c'è la casetta sicura che ti aspetti, ma una strada, buia, sconnessa, da percorrere solo se si ha la costanza e la pazienza di fare piccoli passi. E l'ho voluta prendere, finalmente. Sono stato ripagato con questa sensazione meravigliosa, un dono di benvenuto forse, che auguro a tutti di poter sentire almeno una volta nella propria vita. Non sono pazzo e neanche uno stregone.
Vi racconto come è andata.
Ero con le mani sotto il cranio di un collega, il professore parlava e cercava di farci entrare nel ruolo aattraverso una serie di sugerimenti, tra i quali ho sentito le parole: "bolla" e "mettetevi in ascolto". Cosa ho fatto... mi sono immaginato il corpo del mio compagno racchiuso in una bolla di sapone come quelle di Dumbo diciamo, il cui diametro era dai piedi alla base del collo. Dalla bolla uscivano quindi il collo e la testa. Mentre pensavo a quanto fosse buffo raccontare una cosa del genere, le mie mani hanno avvertito la sensazione di una aspirazione, un qualcosa che cercava di portare li mie dita più in basso verso la base del cranio. Poi d'improvviso si è fermato ed è cominciata una fase opposta in cui le mani sembravano dover allontanarsi. Pochi secondi e ancora il risucchio, come la risacca del mare. E infatti la prima cosa che ho pensato è stata la spiaggia dove da piccolo facevo il bagno, piena di sassi e scogli, e il rumore del mare che saliva a riva e ritornava con quel suono tipico di risacca in cui i ciottoli vengono portati verso le profondità.
Poi nulla. Ma sapevo di aver sentito il MRP. Ci sono riuscito solo un altra volta dopo di questa, ma ancora per pochi secondi. Per ora mi basta, la strada è lunga e non si può farla tutta di un salto. Un passo alla volta, con pazienza e costanza, come quando da piccolo passeggiavo con i miei genitori per i prati in montagna... ma questa è un'altra storia...

Il tempo della semina

Non ho molti ricordi del mio nonno materno, Ignazio Colangelo, ma quei pochi che ho, mi fanno pensare che fosse un uomo saggio e paziente. Di certo due qualità che invidio molto alle persone. Soprattutto da quando vivo a Roma.
Ma che c'entra mio nonno?
Lui era un contadino, una persona semplice, che si svegliava tutte le mattine presto, usciva di casa con la bicicletta fino a pochi anni prima di morire, e andava al campo, che ho visto 2 volte in vita mia. E solo ora rimpiango non aver vissuto tanti momenti con lui.
La saggezza traspariva da ogni movimento, ogni respiro, ogni occhiata. Parlava poco, pochissimo, e quando lo faceva (ancora capivo il dialetto di Bisceglie) era per dire cose importanti. Un contadino sa bene quando è il momento di lavorare e quando è il momento di riposare. Un contadino capisce l'importanza dell'acqua, del cibo, dei soldi, più di ogni altro. Un contadino ha bisogno del suo campo, da seminare, curare, cullare, vedere crescere e gioire del frutto dell'azione congiunta della natura e dell'uomo. Quante volte pensiamo di aver bisogno di tante cose, di giacche, di scarpe, borse, magliette, auto, e quante volte pensiamo che abbiamo bisogno di introspezione? Perchè stare piegati tutta la mattina solo per porre dei semi dentro la terra, annaffiarli e curarli, lascia il tempo di pensare a quanto sia importante essere centrati su se stessi. Quanto sia importante seminare ADESSO e non domani, quanto sia importante curare un fiore o un'amicizia ADESSO e non domani, quanto sia importante investire sul proprio CAMPO, adesso, non domani.

E di lui ricordo che mi raccontava della guerra, della prigionia in Africa, di come ha imparato l'inglese da prigioniero, di come venivano trattati e cosa davano loro da magiare.
Ricordo le partite a carte, a scopa che non si sa come vinceva sempre lui, SEMPRE!!!! Mai che riuscivo a batterlo!
Ricordo che una volta per farmi mangiare mi legò alla sedia con la sua cintura di cuoio, ed io, in un impeto alla Hulk riuscii a romperla, e ricordo il suo volto tra il sorpreso e il triste, forse era una cinta importante quella...
Ricordo di quando si avvicinò per salutare mia nonna per l'ulitma volta, nella bara, e avvicinandosi le disse: "Digli di chiamarmi presto".
Questa per me è saggezza.

E sento che anche se in minima parte, quel sangue è dentro di me. Ogni volta che progetto qualcosa, partendo dalle basi; ogni volta che cerco di capire una persona, osservandola; ogni volta che cerco di aiutare una persona, ascoltandola; ogni volta che investo negli studi, seminando ADESSO per un futuro albero che alcune persone intorno a me non sanno vedere.
Ma a me non interessa, ho cominciato a seminare quando sono arrivato a Roma, e quella piccolissima foglia che era spuntata, adesso è diventata un piccolo fuscello. Piccolo, ancora debole contro il vento, contro la pioggia, e tutti gli eventi che continuano a tormentarlo, ma non mollo, e continuo a curarlo perchè anche se sono solo, io riesco a guardare come può diventare tra pochi anni questa pianta. E continuerò a proteggerla da tutte le intemperie e tutte le catastrofi, più o meno importanti con cui ogni giorno mi scontro.
Questa pazienza se davvero è dentro di me, è merito delle mie origini contadine, e ne sono contento.

La cosa più bella è scoprire che le origini contadine le ha avute anche l'Osteopatia, ma questa è un'altra storia...

giovedì 4 febbraio 2010

Yellowosteopath

Partiamo dal principio.

Yellow è certamente un colore, ma questa spiegazione non corrisponde all'idea che è scaturita da una mente malata quale la mia, di dare il nome di un colore al blog.
Yellow, nelle mia elucubrazioni è il nome che avrei voluto avessero dato a un personaggio ormai familiare ai pallavolisti italiani, il famigerato "pollo" chiamato "volly" che ci rappresenta nel mondo. Ora... chiamare Volly un personaggio che dovrebbe rappresentare la Pallavolo italiana è abbastanza divertente, quasi quanto pensare chi ci rappresenta in politica... ma questa è un'altra storia.
Perchè dare il nome di un colore a un personaggio, forse qualcuno si chiederà? In realtà se scrivi al contrario la parola Volley, esce Yellov, che però non è indicativo di nulla. Il colore GIALLO, invece, mi ricorda molto i palloni che stiamo usando con la squadra che alleno, i nuovi Mikasa a spicchi giallo-blu.
Da qui Yellow un blog che parlerà in parte di pallavolo, in parte di risultati, di esperimenti, di allenamenti e di Persone che mi sopportano quando mi "impallo" a pensare alla spiegazione di un movimento in termini di biomeccanica, quando farnetico qualcosa di incomprensibile anche a me stesso, quando utilizzo la loro pazienza e voglia per cercare di raggiungere il modello di prestazione perfetto...

Osteopath, è un chiaro riferimento all'osteopatia. Certo! Ma Osteopath, può essere suddivisa in 2 termini: Osteo, che farei derivare dal greco (andate a vedere su Wikipedia) e significa "struttura"; path che vuol dire percorso, strada, sentiero.
Da qui l'idea di spiegare una strada particolare che ho preso, e del perchè l'ho voluta prendere, quella dell'osteopatia. Su questo blog, quindi cercherò di descrivere le "stregonerie" che il corpo umano attua quando decide che è ora di iniziare a guarire, scriverò di anatomia, di anatomia e di anatomia, di Strutture e Funzioni, ma anche di Funzioni e Strutture, di stretching e altra roba che fa bene alla salute.

Tutto ciò non vuole essere un trattato di una persona che sa tutto, ma una semplice annotazione di un mediocre studioso che per crescere ha bisogno di scrivere e di comunicare.

Qui finisce il principio, la spiegazione del perchè questo blog ha un nome tanto strano.
Ma come le migliori avventure fantasy (e spesso anche della vita reale) questa fine corrisponde a un inizio.
Ma questa è un'altra storia...