mercoledì 14 dicembre 2011

2011 anno dispari

Quasi quasi siamo agli sgoccioli di questo altro anno.
Quasi quasi comincio a fare le somme, come tutti. Come sempre.
Che dire...
Intanto che è stato un anno dispari. Un anno di 365 giorni e qualche ora.
Un anno pieno di emozioni. Di lavoro, di studio. Di impegni rispettati e impegni presi.
Di persone nuove, e persone vecchie. E di persone vecchie nuovamente. E di persone nuovamente nuove.
Di amicizie cominciate, di amicizie ... chiuse...
Di stenti, di conti, di organizzazioni, di piani, di pensieri, di risate, di lacrime.
Di crescita.
Di svolta.
Come ogni anno dispari orami da un po di anni, un anno di cambiamenti, abbastanza importanti.
Facendo un veloce excursus:
gennaio-febbraio-marzo: campionato di pallavolo con il cus roma, convegni di osteopatia, malattie, cambiamenti vari;
aprile-maggio-giugno: chiusura campionato con sconfitta alla partita più importante, convegni ed esami di osteopatia, malattie, chiusura di un lavoro di 8 anni, perdita di una amicizia;
luglio-agosto-settembre: mare a bisceglie come tanto tempo fa, chiusra (?) di un amicizia, matrimonio a Barcellona, ultimi tentativi disperati di ricerca lavoro a roma e decisione di vivere a bisceglie, muore mia nonna Giovanna;
ottobre-novembre-dicembre: adattamento alla nuova vita, nuove amicizie, le vecchie che contano durano anche alla distanza, scelte, decisioni.

Sono tornato a Bisceglie. Ancora non ho scritto nulla sul trasloco. Presto lo farò. Ho finito id elaborare. E questa è un'altra storia.

venerdì 18 novembre 2011

Cambiamenti

A fine settembre pensavo che nei giorni che fossi tornato a roma, per questo convegno, sarebbe stato tutto molto simile a com era prima.
Mii sono ritrovato a pensare che non si è mai abbastanza pronti ad affrontare il freddo. Che nel freddo ci si sente un po soli, con la faccia scoperta. E quel gelo che ti graffia l'anima attraverso degli occhi che continuano ad affrontare la realtà pensando al caldo degli ultimi giorni a Roma.
A soffiare attraverso il collo in pile per riscaldare le mani, quasi sempre calde, perchè non avevo pensato al fatto che avrei avuto bisogno di più protezioni.
A camminare per zone sconosciute intorno a città del vaticano, per seguire lezioni che servono per il presente. E scoprire che l'Osteopatia è un continuo mettersi in discussione, che non ci sono dogmi, certezze, sicurezze. Perchè si è soli. E si può contare veramente solo su sè stessi. E che bisogna per questo volersi bene. Anzi, bisogna amarsi. Sei l'unica persona che può amarti senza scendere a compromessi, senza ragioni, senza inibizioni. E' sacrificio, ma amarsi è anche questo.
Il vento ti riempie gli occhi di lacrime, le mani fanno male dal freddo, ma è il presente. E bisogna camminare. Non per arrivare, ma per continuare a viaggiare.


L'uomo che si ferma, è arrivato.
Fermare il proprio cammino significa smettere di conoscere.
La forza dell'uomo sta nel voler conoscere.
Ma questa è un'altra storia..

lunedì 5 settembre 2011

Di corsa, dai piedi all'orizzonte.

Correre.
Alternare l'arto destro al sinistro. Ma con cadenza più rapida di una passeggiata, più rapida del passo spedito. Meno rapida della corsa per inseguire l'autobus che sta partendo.
Correre piano.
Sentire il rumore dei passi e cercare un ritmo che si armonizzi con i tuoi pensieri. Guardarti un momento le punte delle scarpe e vedere che l'appoggio è corretto.
Ricominciare a guardare l'orizzonte. Che alcune volte è la macchina successiva, altre volte un albero, una curva, e poi alla fine del viale: il parco.
Il marciapiede sotto i tuoi piedi risponde alle sollecitazioni del tuo peso. Ti spinge in avanti e tu senti che il tallone si appoggia, subito dopo è il turno dell'arco plantare e ancora le dita. Artigliano appena e spingono. Un attimo e ancora lo stesso piede, e ancora. E ancora. Un susseguirsi di appoggi che finalmente ti portano all'ingresso del parco.
Andrea torna indietro, verso casa.
Un occhiata al programma del cellulare, che ha appena suonato per avvisarti del primo km percorso e poi di nuovo con la musica: hey girl, hey boy. Si va.
Guardo la gente. Oggi c'era tanta gente, tutti che correvano. Uomini, donne, bambini, ragazzine, una squadra di calcio giovanile. Un gruppo di neri che gioca a calcio nell'erba e nella terra. La fontana affollata.
E io continuo a cercare negli occhi della gente. Cosa non so. Guardo le persone che corrono davanti a me. Quelle che mi superano. Quelle che supero. Quelle che vanno in direzione contraria. I loro occhi, quando nn ci sono gli occhiali da sole. Le loro spalle. Qualcuno le alterna con un terribile movimento da corsa da inseguimento, qualcuno non le usa proprio. Alcuni si scontrano con le spalle, giocando a spingersi di lato. Poi osservo il bacino, che si sposta avanti e dietro. Continuamente. Come fosse un movimento di un metronomo. E infine le ginocchia e i piedi.
I piedi sono la cosa più importante da controllare. E bisogna trattarli bene. Perchè se un piede è poggiato male, la forza che scarichiamo a terra ci ritorna come una forza destabilizzante.
Credo che anche nella vita dovrebbe essere così. Se uno si comporta di merda con le altre persone, ci deve essere una forza di ritorno che lo annulli.
Filosofia spicciola...
Finiscono i tre km in 19 minuti circa. Poi riposo e stretching qualche minuto e si passa alla fase più intensa. 4 allunghi da 100 metri con riposo crescente. Prima 30 sec, poi 45 sec, poi 60 sec. Alla fine ovviamente ero stremato.
Ricomincio il giro del parco ad andatura medio bassa e mi involo verso casa.
Ancora: ritmo ok, guardo i piedi,ok , guardo l'orizzonte.
Che poi guardare i piedi e guardare l'orizzonte è un po come guardare i propri mezzi e i propri punti da raggiungere... ma questa è un'altra storia...

mercoledì 31 agosto 2011

Aria

La sensazione di aria pulita ti lascia stordito. Quando vivi in una città in cui il tuo obiettivo è FARE qualcosa durante la giornata, non ci fai caso a quello che inspiri.
Te ne accorgi in un momento, quando ad esempio un odore riesce a penetrare le tue difese, ti distrai dalla vita quotidiana che ti tiene incollato al FARE. E improvvisamente ti accorgi che stai respirando aria pulita. Ti entra nei polmoni e ti sveglia. Come una secchiata di acqua fredda sul viso. Come una caramella alla menta che ti inibisce i recettori sulla lingua e senti il fresco. Come uno schiaffo. Ti sveglia.
E ti domandi: perché non posso SEMPRE respirare aria pulita?
Perché non mi è concesso questo dono? Perché devo conquistare la possibilità di avere aria pulita se è così naturale respirarla?

Svegliarsi un pomeriggio, mentre corri in compagnia e accorgerti di avere l'aria vicino a te. Questo è un sogno. Ma come tutti i sogni, è a tempo determinato, ci si sveglia. Non è per sempre. Niente è per sempre, niente.
Ma questa è un altra storia..

venerdì 5 agosto 2011

Tenacia, coraggio, volontà

Buon pomeriggio a tutti, benvenuti e grazie di essere qui, sono Fabio.
Per chi non mi vede da più di vent’anni, sono il figlio grande di Nicola.
E come molti sanno sono anche il “terzo figlio” di nonna Giovanna.

Alla luce di questa perdita, avvenuta in tre giorni assurdi, la sensazione che ora provo è difficile da spiegare a parole. Forse mi verrebbe meglio con la musica, uno dei pochi lussi che continuo a concedermi come sfogo per uscire da questa realtà: la vita.

Spesso mi sorprendo a chiedermi il perché delle cose più disparate, a partire dalle scelte delle persone, me compreso; passando per le domande su cosa sia giusto fare o non fare nelle diverse situazioni; per arrivare a temi esistenziali, proprio come la vita, O la morte.
Tutti voi che credete in Dio, negli Angeli, nei Vangeli e tante altre figure che io non conosco avete la vostra spiegazione, avete qualcosa in cui credere. E spesso vi invidio.

Quello in cui credo, che non ha un nome, o una figura, è l’umiltà, la generosità, la bontà, a voglia di sacrificio per inseguire un obiettivo, la caparbietà nel cercare di seguire degli ideali, che al giorno d’oggi sembrano sempre più scomparire dietro schermi luminosi e maschere indossate con tanta grazia da non farci sembrare nudi.

Ogni volta che in questi giorni ho pregato perché la nonna stesse bene, mi sono chiesto: cosa resterebbe di lei nella mia memoria quando mi lascerà? Cosa mi ha insegnato in questi anni, che io possa portare nel mio sacco in giro per questo viaggio?
Ora che il suo corpo non è più animato, mi accorgo che mi ha dato un ideale. Prima di ogni cosa, quando penso alla nonna, c’è l’attaccamento alla vita, la volontà forte, fortissima, che l’ha aiutata durante gli ultimi anni a tenere duro. Non a “tirare avanti” come lei diceva quando le chiedevo come stai, ma a vivere. Vivere…

Una volta ho chiesto a mia madre che cosa servisse vivere, se alla fine ci resta solo la morte. Da persona saggia qual è, anche se non lo da a vedere, mi ha risposto in un modo che mi ha lasciato sorpreso e del tutto spiazzato. “La vita, Fabio, si realizza nei figli”. E ha ragione. Nei figli diamo la nostra vita, noi stessi, e quello che loro daranno ai nostri nipoti: la vita appunto. E in effetti ammetto che ultimamente il pensiero di un cucciolo mi ha accarezzato qualche volta. Ma sono single e per ora rimarrà un fugace pensiero.
Dico queste cose perché tante volte ricordo che la nonna mi diceva che prima della sua morte avrebbe voluto vedermi laureato e sposato…
Per la prima parte mi bastavo e, infatti, l’obiettivo fu raggiunto, per la seconda le dicevo che era complicato perché non mi andava mai bene nessuna ragazza. E ogni volta mi rimproverava dicendo: “Possibile che con tutte le ragazze che alleni, che conosci, tutte le amiche che hai non te ne va bene una? Trovatela di Bisceglie così torni qui a vivere. L’importante è che sia una brava persona, educata, che voglia fare una famiglia e che sia migliore di te!” Questo migliore di te ancora non l’ho capito ma sono sicuro che anche a questa domanda mi verrà data risposta con il tempo.

Ci sono stati dei momenti bui anche per lei, perché ovviamente siamo umani e possiamo permetterci il lusso di essere deboli. Uno di questi, in cui io ho temuto per la sua salute, è stata la frattura del femore. In quei giorni in cui la vedevo triste, immobile, senza speranza, non mi sembrava più lei. Ma come mi aveva insegnato, sono stato caparbio e ho cercato in tutti i modi di dare a lei il coraggio e la volontà di andare avanti. Un passo per volta. Un centimetro alla volta. Un sorriso dopo l’altro. Tutte le volte che mi diceva che sarebbe morta e che avrebbe voluto dare ai suoi nipoti tutto quello che poteva, le dicevo che ci sarebbe stato tempo. Che non era ancora il momento. Perché se il suo obiettivo era quello di continuare a fare qualcosa per i sui nipoti, di certo non avrebbe potuto farlo in un letto. E così ha fatto. La sua volontà di vivere per poter dare a noi ha vinto e si è rialzata. E ha cominciato a passeggiare, a fare la spesa, a leggere sulla panchina, dare ordini, suonare al campanello il primo pomeriggio quando dormivamo, fare finta di non ascoltare, portare qualcosa quando era invitata a pranzo perché “stava male andare senza niente”, chiamare “Susy” … eccetera eccetera. In una parola Vivere.

Questo è la nonna Giovanna per me. Sacrificio, volontà e voglia di vivere.
Ringrazio mio padre per essere arrivato in tempo, sono sicuro che la nonna stesse aspettando questo momento per lasciarci.
E ringrazio zio Bartolo per aver dato tutto, anche le lacrime che io per primo non sono riuscito a versare in questi giorni.

Grazie.



Epitaffio

Ci hai insegnato la tenacia, il coraggio e la forza di andare avanti, passo dopo passo, un centimetro alla volta, un sorriso dopo l’altro.
Grazie per la tua voglia di vivere.


Questo è ciò che mi è venuto da dire durante la celebrazione asettica del funerale di mia nonna. Il prete che lei conosce aveva un incontro con un cardinale ed è stata celebrata da un prete vecchietto. Che cmq è molto meglio del prete cui avevamo inizialmente chiesto.
La descrizione du lunedi primo agosto lo lascio per un 'altra storia...

lunedì 4 luglio 2011

Ghostdream

Ultimamente sto cercando di capire se è vero che i sogni possono essere controllati, cioè se con coscienza posso entrare in questo sistema che sembra chiuso, il sogno, per modificarlo.
Perchè lo faccio?
Perchè alcune volte ciò che sogno non mi piace. Ma anche la realtà non mi piace.
Mentre la realtà tangibile dipende anche da altre persone, da tante situazioni, da tanti fattori insomma, la realtà onirica dipende da me, da quel che vivo, e come lo vivo.
Ancora una volta mi sono svegliato per qualcosa che ho sognato. E mentre lo sognavo, pensavo di volerlo cambiare. Di girare pagina, di andare avanti e vedere se potevo passare la notte sognando altro. E invece quel sogno rimaneva li. E io ho sclto di fuggire e svegliarmi.
Sono le 5.43 della mattina. L'aria fuori è freddina e un bel venticello entra attraverso le imposte appena aperte della sala. La tavola ancora con la tovaglia da ieri sera, si sente un aereo passare, gli uccellini fischiare e in lontananza anche qualche macchina o motorino. Sono sveglio anche se non voglio. Ho anche pensato di andare a correre per scacciare i fantasmi. Ma è tanto che non scrivo e ne avevo proprio voglia.
Ora passiamo al sogno...
Uffff... che fatica che faccio ad aprirmi. E poi lo faccio su un blog accessibile a tutti. Me ne frego e vado avanti perchè come ho scritto altre volte, questo blog mi seve per crescere e per ricordare certe cose.
Ero in un edificio, di mattina. C'era tanta gente, ma soprattutto giovani. Incontro mia madre per cui immagino fosse una scuola. Mi dice che ci sono dei miei amici al piano di sopra e mi indica quale corridoio prendere. Durante il percorso in effetti incontro gente che conosco e mi fermo a chiacchierare praticamente ovunque.
Salgo al piano superiore, usando delle scale che sembravano quelle della mia scuola elementare. Alla fine della rampa mi si apre un pianerottolo di forma circolare, con finestre tutto intorno come se fosse una torre. E li incontro un gruppo di persone che ho conosciuto a Roma di recente. Sono delle ragazze che cantano in un coro. Con una di loro però avverto un certo imbarazzo. Tra noi c'era stato qualcosa, una affinità che non provavo da tanto tempo. Sguardi, gesti e parole sembravano portare in una direzione. Sembravano. Ma la realtà appunto non si può modificare. La realtà è in grado di illuderti perchè è fatta dagli esseri umani. E' fatta da persone che devono difendere sè stessi dagli altri. Che non hanno il coraggio di fare qualcosa, se vedono che la strada è tortuosa e un poco buia. Ma non biasimo nessuno. E' la realtà. Nel sogno quindi c'era qeusto senso di imbarazzo perchè non ci vedevamo da diverso tempo e sapevamo entrambi di essere a disagio. Ancora una volta provavamo emozioni sulla stessa lunghezza d'onda e sapevamo esattamente leggere uno nei pensieri dell'altra: voglia di sguardi, parole, gesti che non potevano essere realtà. I nostri occhi tuttavia si sono incontrati poche volte e sempre di sfuggita. Succede che dopo i saluti ordinari arriva un'altra persona. Un ragazzo che saluta tutti e si ferma ad abbracciare proprio lei. Ovviamente è il motivo dell'imbarazzo ma da buon attore quale sono stato in passato, fingo di essere a mio agio. Lui è un docente di musica o qualcosa del genere. E dopo le presentazioni dice che deve andare a fare un test a delle persone, devo trovare un musicista per il suo gruppo che fa arrangiamenti di pezzi importanti. Io sono li eppure sono altrove. Il mio sguardo si incrocia ancora con quello di lei ma questa volta per un istante, poco prima che ci lasciamo, e mi chiede se voglio andare con loro.
...
...
...
...
Questa proposta... che senso ha? Viene da una voglia di rendere partecipi una persona appassionata di muscia? Oppure da una segreta speranza di potersi "vedere" ancora?
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...
...
Ci penso un attimo e rispondo che vado con loro.
Entriamo in un'ala di questo edificio dove tutte le stanze sono rotonde, piene di libri sulle pareti e ci sono strumetni musicali ovunque. La prima in cui entro è una sala degli archi. Mi mettono in mano una viola e comincio a strimpellarla, ma dato che non sono capace chiedo se posso usare un violino. E mi danno un violino elettrico, chissà perchè poi. Comunque faccio due note e non esce ciò che voglio. Ma solo suoni orrendi e del tutto disarmonici... Lascio il violino e la stanza.
Entro in qeulla successiva dove ci sono le chitarre e meno gente. Qui mi sento a mio agio e ne prendo una con la cassa di legno chiaro. Molto bella e pesante. Manico scuro con le corde che sembrano di argento. Non saprei dire se una chitarra classica o acustica, comincio a suonarla e mi accorgo che anche qui sono in difficoltà. Mi mancano le unghie e il suono che cerco non esce. Ancora una volta decido di lasciare e andare in un'altra stanza. Nella successiva non c'è nessuno, sono solo con un pianoforte verticale. Insicuro sul da farsi visti i precedenti, poso una mano delicatamente sui tasti bianchi. E spingo giu un dito a caso. Il suono è limpido.
Poi accosto lentamente laltra mano e provo anche un altro tasto. Anche questa volta il suono è limpido. In un istante suono "La donna cannone", senza averla mai provata prima e il suono esce pulito e deciso. Mi alzo, chiudo la tastiera e guardo verso destra, all'ingresso. E non sono più solo perchè c'è di nuovo lei. E siamo soli. Ma non ci avviciniamo. Io rimango fermo in piedi, con una mano lungo il corpo e l'altra sullo sportellino che chiude la tastiera. Lei alla porta, in piedi, con le braccia incrociate, gli occhi piene di lacrime ed una che scende sul viso. Poi io abbasso lo sguardo verso la mia mano, e quando lo rialzo lei non c'è piu. Esco dalla stanza e vado via dalla scuola. Si sente un ultimo suono, qeullo di un tuono profondo e lungo. Le nuvole in cielo si preparano ad un pianto che ancora una volta non sono in grado di dare. A me stesso.
Mi sveglio. E penso che forse è il caldo, perchè non posso e non voglio continuare a pensare a cose che mi feriscono. Chiudo gli occhi. Mi appaiono i suoi. Apro immediatamente e cambio posizione, richiudo gli occhi. Mi appaiono i suoi. Ancora una volta li riapro, agito un poco il lenzuolo sopra di me e lo lancio ai piedi del letto. Deve essere il caldo.. Cambio posizione, pancia su, braccia e gambe lontane dal corpo, per disperdere meglio il calore. Chiudo gli occhi. Li riapro, accendo il cell per vedere l'orario. Guardo fuori, la luce è soffusa. Il cell mi segnala che sono le 5.20. Mi alzo, mi lavo la faccia, accendo il pc e scrivo. Non rileggerò questo post. Non adesso. Ora è solo il momento di affrontare di nuovo i fantasmi sperando che almeno un poco li abbia indeboliti. Vado a chiudere gli occhi, e a pensare a un altro futuro.
Ogni volta che ho mangiato per la prima volta un frutto di stagione ho espresso un desiderio, che non si è avverato mai. Ma questa è un'altra storia...

giovedì 16 giugno 2011

Echoes

Ho cominciato a tradurla ma mi sono accorto che perde in poesia quindi lascio la versione inglese.
Pronunciando queste parole si instaura un'alchimia, la musica l'accompagna e tutto è perfetto.
Almeno così sembra. Buon ascolto.



Overhead the albatross hangs motionless upon the air
And deep beneath the rolling waves
In labyrinths of coral caves
The echo of a distant time
Comes willowing across the sand
And everything is green and submarine

And no-one showed us to the land
And no-one knows the where or whys
But something stirs and something tries
And starts to climb towards the light

Strangers passing in the street
By chance two separate glances meet
And I am you and what I see is me
And do I take you by the hand
And lead you through the land
And help me understand the best I can

And no-one calls us to move on
And no-one forces down our eyes
And no-one speaks and no-one tries
And no-one flies around the sun

Cloudless everyday you fall upon my waking eyes
Inviting and inciting me to rise
And through the window in the wall
Come streaming in on sunlight wings
A million bright ambassadors of morning

And no-one sings me lullabies
And no-one makes me close my eyes
And so I throw the windows wide
And call to you across the sky




Stasera l'aria è ferma, la finestra è aperta e da fuori entrano pochi rumori.
Esco sul balcone con Clotilde e una sedia, a coccolarmi un poco. Come ogni volta che ho qualcosa che mi stringe i pensieri. Ma questa è un'altra storia..

mercoledì 25 maggio 2011

Miopia

I problemi di vista possono dipendere da una non corretta messa a fuoco della visione. Il fuoco infatti può cadere internamente o posteriormente alla retina, determinando quindi problemi di ametropia. La luce entrando attraverso il sistema refrattivo dovrebbe, nella normalità focalizzare sulla retina.
I motivi possono essere vari. Una lunghezza dell'orbita maggiore, o una alterata capacità dei mezzi refrattivi, eredità, lavori in prossimità del bulbo. E infine possono essere associate a problemi più gravi come cataratta, distacco della retina e glaucoma.
In pratica quello che succede è che il miope vede ciò che è in prossimità, ma gli oggetti lontani vengono messi a fuoco male. Quindi vede sfocato.
E allora mi chiedo: è possibile che questo comporti dei cambiamenti nel modo di vivere? O invece di cambiamenti, un modus vivendi vero e proprio?
Mi spiego meglio..
In Osteopatia si dice che la struttura governa la funzione e viceversa la funzione governa la struttura. Se quindi la unzione nn è equilibrata, la struttura nn lavora bene. Allora può essere che il miope riesce a vedere poco lontano e che comporti anche una difficoltà nella programmazione della vita futura? Esagero? Può essere che la difficoltà che ho di vivere il presente dipenda anche dal fatto che non vedo bene lontano? Non riesco a "vedere" cosa comporta prendere una scelta piuttosto che un altra? Non riesco a "vedere" cosa può essere la mia vita più avanti?
Me lo chiedo perchè ci deve essere una correlazione...
Se altri miopi leggono questo post, vi prego di rispondere. Avete anche voi questa difficoltà? Oppure dipende solo da cause "non strutturali"?
Mia madre mi dice ogni tanto di informarmi sul trattamento laser. Esiste un intervento che modifica la struttura della cornea in modo che il sistema diottrico dell'ottico possa lavorare meglio. Ma la mia miopia è venuta subito dopo che ho cominciato a portare l'apparecchio, non possono essere correlate le cose? Tra l'altro quando ho messo gli occhiali, ricordo una frase di mio padre, era il primo superiore e andavo male a latino. Mi disse: "Vedrai che mettendo gli occhiali andrà meglio anche a scuola!" E' un medico, uno si fida no? Sono andato meglio? Diciamo che ho avuto modo di capirci un po di piu, in quel mondo un poco sfocato che vedevo.
Ma ora sono di nuovo con difficoltà, non di vista, ma di visioni.. mi serviranno altre lenti? O basta che mi sposti in una posizione più elevata per poter studiare il presente e progettare il futuro? Questa però, mi dispiace, ma è un altra storia..

mercoledì 20 aprile 2011

Della serie: Frasi da Esperto di Sala Pesi..

Questo Post conterrà un po' di frasi divertenti, tratte dalla reale vita della sala pesi... succedono cose strane in una palestra. Ma perchè fare questa cosa? L'idea è copiata da un altro blog, che ieri mi ha fatto conoscere una mia amica cicciOna. In questo blog, appunto il proprietario di una libreria in un paesino siciliano scrive le domande che gli vengono poste dai suoi clienti.
Io farò una cosa simile. Frasi tra "Esperti di sala pesi" e domande che mi vengono poste... è tutto vero, non c'è trucco, non c'è inganno.
Si parte, buone risate.


Due tipi grossi, gonfi e muscolosi, uno sulla panca piana che esegue l'esercizio e l'altro in assistenza:
A: "Ma lo sai che lo stai facendo storto? Alzi di più col sinistro!"
B: "AAAAAAAAAAAH, SI!!! AAAAAAAAAAAAHRG!"
A: "Ma perchè alzi di più col sinistro?"
B si ferma, mette a posto il bilanciere, si alza, lo guarda negli occhi e con aria di chi ha capito tutto pronuncia: "Perchè altrimenti alzerei di più con il destro!"
A: "Ah, eh si...vero!"
Questa era la mia faccia O.O




Un tipo gonfio con troppi dossi sul suo corpo si avvicina a me e chiede:
Lui: "Fa! che altro posso fare per i bicipiti?"
Io: "Dipende, cosa hai fatto fin ora?"
Lui: "Solo il Carloalberto, non voglio fare tanti esercizi, dimmene giusto uno.."
Io: "Scusa, cosa hai fatto ora?"
Lui, mimando il gesto di portare i pugni all'altezza delle spalle: "Il Carlo-Alberto sulla Panca Scott."
Io: "Il Carlo-Alberto?"
Lui: "Si!" Mimando: "Perchè come lo chiami?"
Io: "Vabbe, flessione al petto va bene, comunque fai un esercizio monolaterale con i manubri ad esempio."
Lui soddisfatto si allontana e io penso: "Carlo-Alberto, Carlo-Alberto, CARLALBETTO?!?!?!?! CURL al PETTO?!?!?!??! Non ci credo..."

lunedì 7 marzo 2011

Il giorno in più

Ore 1.26 quando ho accso il pc, ora che sto cominciando a scrivere sono le 1.31.
5 minuti per accedere al blog, con un pc lento come pochi.
E' notte, Andrea è tornato un ora fa credo, abbiamo parlato di cazzate e cose serie, come solo con lui posso fare. Per fortuna stiamo in casa insieme e lui può esprimersi come meglio crede.
Ci siamo salutati e poi ho continuato a leggere un libro. Che ho finito. Ma ora mi sono svegliato.

Non riesco a dormire prchè ho finito questo libro. Sono qui che scrivo e mangio arachidi alle 1.34, qusta cosa non si può sentire... mi servirebbe del vino in effetti.. ma non ho quello ch piace a me.

Il libro in questione mi è stato regalato al compleanno e ho cominciato a lggerlo proprio la sera stessa. Non sono un divoratore di libri, in effetti... Ho passato pure un periodo tra dicembre e gennaio in cui nn mi andava di leggere nulla. Problemi miei che non sto qui a raccontare.
Ho ripreso piano piano, e oggi ho finito.

Il giorno in più. Di Fabio Volo.

Si parte da Parigi, per arrivare a Parigi.
Si parte da un sogno, per arrivare a un sogno.
Si parte da sè stessi, per arrivare a sè stessi.

Insomma in questo libro si parte. E si arriva anche.
Non mi capita mai che in un libro sottolineo delle frasi. Spessissimo mi fermo a rileggerle anche a distanza di pagine. Chi mi conosce sa che spesso mi impallo su delle cose, magari anche futili e banali. Sono così, mi fisso a pensare e ripensare a delle piccolezze. Alcune volte delle frasi, o delle parole, altre volte delle situazioni o odori. Altre volte mi fisso su un viso.
Ma una frase la voglio riportare di questo libro. Perchè è un libro che parla di amore. In un senso assolutamente razionale. Per questo credo che sia meraviglioso questo romanzo. L'amore razionale è quello che tu sogni, che idealizzi, che auspichi e che ti immagini possa esistere. E che esiste. Basta leggere bene i segni. Basta avere persone che ti stimolano nella lettura. Basta avere la capacità, ma soprattutto la voglia, di mettersi in gioco anche rischiando di risultare ridicoli. Basta avere coraggio.
Questo libro parla di tutto questo. E' un viaggio del protagonista che trova il coraggio di seguire il suo sogno. E di giocare con il proprio sogno. E scoprire che questo sogno è reale. Crescere durante tale viaggio e ritrovarsi alla fine del viaggio, pronto per cominciarne un altro.
Consiglio a tutti la lettura di questo libro, anche se questa mia recensione forse fa cagare. Anzi sicuro. Leggetelo, poi vedrete.

La frase di cui parlavo sopra è la seguente:
-Pensa a cosa ci saremmo persi se non avessimo avuto il coraggio di noi.-

Finisco queste arachidi e cercherò un modo per dormire... ma ormai è difficile. Vado a sdraiarmi a occhi chiusi. Sperando che un sogno entri nella mia testa, e mi faccia viaggiare, finchè trovo il coraggio di lascare questa realtà per inseguire il sogno che sto cercando. Ma questa è un altra storia. Buonanotte. Ore 1.50

domenica 30 gennaio 2011

Il cielo su Torino

Poche cose riescono a colpirmi al cuore.
E farmi lacrimare.
Comunque di solito avviene sempre con il vento.

Uno sa gia che i cambiamenti fanno parte della vita.
Uno sa gia che investire significa sacrificare.
Uno sa gia che quando si parte, lo si fa per cambiare.
Lo si fa per vivere.

Torni a casa e un attimo prima di varcare il cancello, immagini tutte le volte prima.
Parcheggi e continui a pensare al fatto che questa volta sarà diverso.
Qualcosa...
Sai gia cosa..
Spegni i Pink Floyd. Spegni le luci, spegni la macchina.
Apri lo sportello, e il vento è li che ti aspetta.
Chiudi gli occhi, mandi giu.
Recuperi lo zaino e il pc e ti avvi verso il portone.
Sali.
Un abbraccio a chi ti ama di più al mondo. E dopo il silenzio
Manca qualcosa... manca qualcuno...

Torni indietro di 11 anni... all'improvviso... e rivedi i volti che hai lasciato nell'ingresso di casa. Occhi di un ragazzino, che ti salutava senza capire bene cosa stesse succedendo...
E ti accorgi che quel ragazzino, che ora è diventato un uomo, aveva già capito tutto...

Ti avvii in camera, e vedi i due letti. Il tuo è da fare, l'altro ha ancora il lenzuolo.
Arriva la sera, il tuo letto è ancora da fare... l'altro... è la cosa migliore su cui dormire... almeno per queste due notti...

In bocca al lupo. Spero per te tutto il bene.
Come gia ti ho detto una volta: finchè continui a sognare e camminare, non c'è bisogno di parole.
Inseguo l'isola che non c'è. Ma questa è un altra storia...

28-01-2011

Il titolo di questo post è una data da ricordare.
Almeno per me.
Ogni volta che voglio ascoltare della musica, apro youtube e cerco.
Facile, veloce.
Ma nn è la stessa cosa che possedere quella musica.
L'ascolti, la balli, la canti, ok... ma nn è la stessa cosa...
Venerdi 28 01 2011 ho comprato i miei primi 3 cd dei pink floyd.
Avete presente i bambini che scartano il regalo di compleanno? Mi sentivo cosi.
I pink floyd erano miei. Comprati con i miei soldi, seppure pochi.
E non vedevo l'ora di entrare in macchina per scartarli e ascoltarli.
Così è stato.
Ho cominciato con One of these days, sublime.
A casa ho cucinato mentre li ascoltavo. Stesso cd, seconda volta.
La mattina dopo, ieri, sono partito per Bisceglie e in macchina ho ascoltato due volte il secondo cd. Qui, a Bisceglie, in questi 2 giorni ho ascoltato il terzo. Ma a mozzichi e bocconi.
Domani mattina ritorno a Roma e mi ascolterò il terzo, che mi sembra il più bello. Poi vedremo.
I pink floyd hanno la capacità di farti viaggiare. Senza droghe. Immaginate che cosa può significare aver vissuto gli anni in cui uscivano gruppi come questo, con la gente che si fumava di tutto...
Prima o poi unirò Pink Floyd, fumo, e gli effetti grafici di Windows media player a tutto schermo sul mio 37 pollici... ma questa è un' altra storia...