lunedì 28 aprile 2014

La matematica in una opinione

Ho finalmente capito perché non vado d'accordo con la matematica.
Sempre mi sono sentito dire che è colpa degli insegnanti se non si riesce in una materia. Poche volte invece ho sentito dire che la riuscita in un compito dipende da sè stessi.
In ogni caso, ognuno è libero di vederla nel proprio modo. Qualcuno ammetterà che la colpa è dell'insegnante, qualcun altro della propria persona.
In matematica al liceo, non andavo bene. Spesso avevo il 5 in pagella, qualche volta il 6, raramente più di quello. C'è da sottolineare che nei primi 3 anni di liceo abbiamo cambiato 3 insegnanti, e questo di certo non aiuta a indirizzare lo studente su una via. Ciascun insegnante, ma ciascuna persona in generale, conosce la propria via meglio delle altre. Per questo proporrà sempre la propria. Principio di conoscenza ed economia delle energie. Al primo anno ho avuto un ingegnere, non ho un bel ricordo di lui, sia come docente che come persona. (devo studiare il termine "come persona", non mi piace, penso si possa fare di meglio.) Al secondo anno una insegnante (che ho rivisto al terzo anno quando prendevo lezioni private il pomeriggio) che mi piaceva molto. Chiara e diretta. Semplice ed efficace. Poi al terzo anno quella definitiva che ci insegnava anche fisica. Il fatto è che in matematica avevo 5 e in fisica avevo 8, e la prof in questione mi metteva sistematicamente il 6 in matematica e il 7 in fisica, per farmi un favore. Che per inciso non ho mai chiesto, anzi preferivo leggere quell 8 in fisica che quel 6 in matematica.
Vabbe comunque. Dove voglio andare a parare?
Ricordo vagamente le esercitazioni in classe, quelle a casa, e quelle alla lavagna. (una volta chiesi sarcasticamente alla prof, come mai i "problemi" fatti alla lavagna riuscissero sempre, mentre a casa mai e lei mi rispose seriamente "che nn ci impegnavamo abbastanza", vabbe...). Ma ricordo molto bene che in matematica e in fisica, devi obbligatoriamente risolvere dei problemi. A partire dalla scuola elementare, quando ti fanno contare le mele rosse e quelle gialle, fino al liceo dove devi calcolare un logacoso di un numero irrazionale, moltiplicato per un numero immaginario considerando il coseno e il seno eccetera eccetera. Non so bene cosa ho scritto e se abbia un senso dato il mio mortale odio per la matematica. Quindi insomma, sti problemi in continuazione, problemi su problemi su problemi. E per superarli devi trovare la soluzione. Devi farlo attraverso l'utilizzo di dati e formule che sono presentati nella traccia e/o che impari a memoria.
Ora, io sono un sognatore, è vero. Ma di certo non mi metto a sognare ste cose, quindi i numeri immaginari puoi capire come mi stanno sulle palle. Chi può immaginare dei numeri irrazionali ad esempio? E perché si chiamano così? Esistono dei numeri razionali forse! Allora perchè non chiamarli diversamente? Non so, "numeri estrosi" o "numeri creativi" o "numeri sentimentali". Boh... irrazionali, mi da di qualcosa che non può essere scoperto con la ragione. Quindi appartiene al lato sinistro del cervello? Troverò spiegazione a queste domande che mi pongo da 20 anni.. ?
Torniamo a noi. Il problema e la ricerca della soluzione.
Ammettiamo il caso che il termine "problema" sia il migliore da usare per le esercitazioni. Se cerco su un dizionario la parola "problema", esce ciò: questione, situazione, caso difficile da risolvere e che genera preoccupazione. E qui mi viene da pensare. Perché io a 15 anni, devo preoccuparmi di risolvere qualcosa che genera preoccupazioni? A 15 anni non voglio preoccupazioni, voglio suonare! voglio leggere! voglio correre, saltare, voglio gridare e arrabbiarmi perchè la mia fidanzata ha baciato un altro, voglio andare con il motorino, con la bicicletta, con i pattini, voglio andare a mare e stare con gli amici. Ma di certo non voglio occuparmi di qualcosa che mi rende "preoccupato".
Allora ripensando al mio passato mi chiedo, può essere che la matematica non mi è piaciuta per una semplice questione di termini? Tante volte diciamo che una cosa "fa schifo" quando invece vorremmo dire che non è di nostro gradimento. O che è "dolce" per dire che è sciapa. Che è grigia, per dire che è argentata. Insomma una questione di significato di un termine.
Quindi propongo di cambiare la questione. Perchè invece di fare i problemi a casa, non si possono fare le "esercitazioni"? O fare le soluzioni?!?!?!?  Sarebbe spettacolare allora la matematica! Oggi abbiamo da trovare 4 soluzioni! E tutti parlerebbero in classe di: che soluzione hai trovato? Invece di come hai fatto il problema? Non sarebbe più emotivamente affrontabile?
Questo è forse il motivo per cui in Fisica andavo bene. Perché i problemi erano chiamati esperimenti, esercitazioni, ma DI CERTO NON PROBELMI!!!!!!
Nessuno vuole problemi nella vita. Tutti vogliono soluzioni. E cos è una soluzione, se non la risoluzione di un problema? Proprio perchè andavo bene in Fisica, quando ero al quinto anno ero indeciso se iscrivermi all università di Fisica a Trieste o Scienze Motorie a Roma. Ma questa è un'altra storia..




Nessun commento:

Posta un commento